Da due anni FOCSIV impegnata a fianco profughi ad Erbil e Kirkuk in attesa che le armi si tacciano.
Comunicato stampa
“La gente ricoverata nei campi dei profughi sia a Erbil, a Dibaga che in quello di Kirkuk è preoccupata molti sono coloro che hanno amici e parenti costretti a rimanere a Mosul, ma in molti si sentono sollevati poiché pensano che si potrebbe, con questa nuova avanzata, provare a tornare a casa, anche se non sanno cosa troveranno. Si teme che le case, le attività commerciali, i luoghi di culto siano stati bruciati, distrutti. Ci sarà molto da lavorare anche dopo tutto questo. – ha raccontato Mustafa Jabbar coordinatore di FOCSIV Kurdistan da Erbil – L’altro ieri molti cristiani hanno esultato quando è arrivata la notizia della liberazione di Qaraqosh un luogo dove prima della guerra vi abitava una grande comunità cristiana. I sentimenti si alternano: alla soddisfazione per questa soluzione, pur se bellica, di porre fine a una situazione di insostenibile stallo vi è la paura per l’arrivo di tante persone terrorizzate e senza più nulla, ma anche il timore che sia un numero maggiore di quello che prevedono le agenzie internazionali e che non si possa avere la capacità di rispondere adeguatamente alle loro necessità. Intanto da Erbil in lontananza si vedono i pozzi petroliferi dati alle fiamme e il fumo dei cannoneggiamenti, mentre a Kirkuk più vicina all’area controllata dal Califfato l’aria è molto tesa.”
FOCSIV da due anni è a fianco agli sfollati nei campi di Erbil, nel villaggio di Dibaga e in quello di Ainkawa2 a Kirkuk. Il lavoro dei volontari italiani e locali è stato rivolto, dopo aver provveduto alle prime necessità nell’emergenza, ai minori preoccupandosi di allestire un asilo per i più piccoli, in modo che le madri potessero lavorare o frequentare dei corsi di cucito, avviare attività sportive per i più grandi in modo da essere occupati anche nel dopo scuola e di poter avere una vita il più possibile adatta a dei bambini e degli adolescenti e, infine, organizzare corsi di formazione e di lingua inglese e curda. Ci si occupa, soprattutto, dei più vulnerabili delle donne con neonati, alle quali spesso, a causa della mancanza del latte materno provocato dalla paura e dallo stress, viene fornito latte in polvere; un’attenzione particolare viene rivolta ai disabili, con cure specifiche e medicinali. A questo si aggiunge la distribuzione di cibo, suppellettili e indumenti, soprattutto quelli invernali, l’inverno in questa area è molto rigido e lungo.
La campagna “Humanity. Esseri umani con gli esseri umani.” per il Medio Oriente si fa portatrice del messaggio di pace per la Siria lanciato da Papa Francesco a luglio 2016 in occasione della campagna di Caritas Internationalis “Syria: Peace is possible” e si unisce agli sforzi già presenti nell’area mediorientale per promuovere attivamente la risoluzione del conflitto armato, per instaurare un dialogo inclusivo e basato sul rispetto della dignità umana e per sostenere i paesi e le persone colpite dal dramma della guerra, in particolare le minoranze, gli sfollati, i rifugiati e le comunità ospitanti dei paesi limitrofi.