Insegnare a insegnare l’italiano agli stranieri. Il progetto FAMI
La formazione di docenti di italiano L2, il coordinamento per una strategia territoriale diffusa, i corsi per gli allievi dal profilo migrante
È in pieno svolgimento il progetto FAMI (Fondo Asilo, Migrazioni e Integrazione) “La lingua per l’inclusione sociale e la cittadinanza. Percorsi di insegnamento e apprendimento dell’italiano L2 per soggetti vulnerabili nelle province di Fermo e Ascoli Piceno”. Sono state attivate le diverse piste di lavoro, presentate nello scorso numero di CVM FLASH, ma che vanno ribadite perché costituiscono l’impalcatura del percorso del FAMI.
I corsi
I corsi sono stati attivati a Fermo, S. Benedetto del Tronto e P. S. Elpidio, per i tre livelli programmati, più precisamente pre A1, A1 e A2, per 6 ore settimanali per ciascun livello. I corsi sono stati estesi anche ad altre strutture di accoglienza, che operano sui tre territori menzionati, al fine di offrire a tutti i non italofoni le opportunità di apprendimento del codice linguistico.
Il Gruppo di Coordinamento
Il Gruppo di Coordinamento, che vede al suo interno CVM, quale ente capofila, e i partner (On the Road, CPIA – Centro Provinciale Istruzione per gli Adulti, Suore Oblate, Caritas in Veritate, Cooperativa Sociale Nuova Ricerca.Agenzia Res) continua a riunirsi periodicamente, al fine di coordinare le attività, assumere decisioni di natura organizzativa, affrontare problemi logistici, ma soprattutto definire strategie affinché il Coordinamento si strutturi stabilmente sul territorio.
La formazione dei docenti
Il team di lavoro, costituito dai docenti del progetto FAMI, del CPIA e volontari, ha seguito il corso di formazione, che è stato tenuto da esperti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il percorso formativo, ha visto i 25 partecipanti impegnati in lezioni d’aula, ma anche in laboratori per piccoli gruppi. Le relazioni frontali hanno permesso di approfondire gli aspetti epistemologici connessi all’insegnamento dell’Italiano L2, ma anche la dimensione metodologico-didattica della disciplina, attraverso esercitazioni pratiche, sotto la supervisione degli esperti. I laboratori hanno visto i corsisti lavorare in piccoli gruppi per produrre Unità di Apprendimento (UdA) per i diversi livelli dei discenti, UdA che costituiranno la parte fondamentale del Vademecum finale previsto a conclusione del progetto e che dovrà diventare una sorta di guida per l’organizzazione dei corsi di insegnamento-apprendimento dell’It.L2 sul territorio. Nel Vademecum sarà inserita anche la ricerca effettuata, prima di dar seguito alle diverse attività menzionate, che ha permesso di sondare i bisogni e le aspettative degli allievi, sia quelli che hanno già frequentato corsi di It.L2, sia i neoarrivati
Sfide da superare
Diverse le problematicità incontrate nel farsi del progetto. Proviamo ad elencarne alcune.
La prima riguarda la motivazione all’apprendimento. Preoccupati per il loro futuro, che si presenta, dopo l’uscita dalla struttura dell’accoglienza, assolutamente incerto, in particolare per quanto concerne il lavoro, gli “allievi” faticano molto ad investire in un ambito che non sembra ai loro occhi prioritario.
Inoltre spesso mancano di quei presupposti cognitivi alla base di un apprendimento efficace, pertanto i tempi dilatati necessari portano alcuni studenti a demordere dall’impresa.
L’organizzazione, sia per quanto concerne il gruppo di lavoro che il coordinamento dei partner, non è molto agevole perché l’investimento da parte dei diversi interlocutori-partner non ha la stessa valenza che per CVM. Quest’ultima infatti ha una lunga esperienza in tale settore e da anni effettua corsi di formazione per docenti e corsi di insegnamento apprendimento per i discenti. Per i partner, impegnati prevalentemente nella gestione dei centri di accoglienza l’It.L2 costituisce uno degli aspetti che riguardano il percorso di un rifugiato o richiedente asilo.
In ogni caso il progetto continua, i traguardi saranno raggiunti, ma soprattutto saranno poste le basi per un intervento univoco sul territorio.
L’apprendimento della lingua italiana costituisce uno snodo fondamentale nel processo di inserimento nel nuovo Paese: la lingua è lo strumento più forte di espressione dell’identità ed è il mezzo per l’integrazione.
Gelsomina Viscione – Responsabile progetto FAMI – CVM
Foto di Ennio Brilli