I vescovi cattolici in Etiopia chiedono la fine dei combattimenti
“Rattrista i nostri cuori sentir parlare di guerra mentre tutti noi vorremmo sentir parlare di pace e riconciliazione“, si legge in una dichiarazione della Conferenza Episcopale Etiope del 17 luglio. La conferenza ha tenuto la sua assemblea ordinaria dal 13 al 16 luglio a sud-est di Addis Abeba.
I vescovi “hanno pregato per la pace del nostro paese e la sicurezza del nostro popolo“, facendo una menzione speciale del vescovo Tesfasilassie Medhin dell’eparchia etiope di Adigrat che non ha potuto partecipare.
I vescovi hanno detto che “esortano” le parti in conflitto a fermare la violenza e a lottare per una coesistenza pacifica. “Non è mai troppo tardi per fermare la violenza, per riconoscere che l’unico modo per andare avanti, per il bene del popolo, è la pace e la riconciliazione, per soddisfare le esigenze di verità e giustizia, per chiedere e concedere il perdono, per fare ciò che è necessario per ripristinare la fiducia reciproca, per riconoscere gli altri come nostri fratelli e sorelle, non importa chi siano e quanto profondi siano i nostri disaccordi, e per risolvere qualsiasi differenza attraverso il dialogo e la negoziazione“, hanno dichiarato.
La guerra per il controllo della regione etiope del Tigray si sta espandendo nelle regioni vicine. Nell’ultima settimana, la guerra del Tigray si è estesa alla vicina regione di Afar; aveva già attraversato la regione di Amhara.
Il 28 giugno, dopo che le forze governative avevano abbandonato Makallè, il Governo in Addis Abeba aveva dichiarato un cessate il fuoco unilaterale per facilitare l’intervento umanitario nei confronti della popolazione. Tuttavia, dopo ripetuti successi militari del TDF (Tigray Defence Force) il tono è cambiato e si sono susseguiti proclami più bellicosi. Diverse regioni hanno inviato le loro milizie al fronte tigrino, mentre il 25 Luglio il presidente della Regione Amhara ha invitato tutti i cittadini in possesso di un’arma ad attivarsi al fianco dell’Amministrazione Regionale per confrontare la minaccia tigrina.
C’è il forte rischio che si sviluppi uno scontro inter-etnico con risvolti drammatici per le persone di etnia tigrina che vivono in tutta l’Etiopia. Intanto, si stima che la guerra in corso sia già costata 2,5 miliardi di dollari al Governo di Addis Abeba, oltre ad un importante crollo della crescita del PIL.
Sul fronte internazionale rimangono alte le tensioni con Egitto e Sudan, dopo l’annuncio dell’Etiopia di aver iniziato per il secondo anno il riempimento della diga sul Nilo, la GERD, un processo che è stato dichiarato concluso il 19 Luglio aprendo alla possibilità di attivare le prime due turbine e quindi iniziare la produzione di energia elettrica.
Infine, desta preoccupazione la revoca, avvenuta il 16 luglio, della licenza di Addis Standard, un giornale cartaceo e online, pubblicato in inglese, accusato di essere una piattaforma per la promozione degli interessi di gruppi terroristici, un riferimento probabile al TPLF che è stato dichiarato, già da alcuni mesi, un’organizzazione terroristica.
Intanto il Partito della Prosperità guidato dal Premier Abiy Amhed è stato dichiarato vincitore delle elezioni tenutesi il 05 Giugno conquistando 410 seggi sui 436 distretti in cui è stato possibile procedere con le votazioni su un di 547 distretti. Nei distretti mancanti le elezioni si terranno a settembre oppure, come è il caso dei 30 distretti della Regione del Tigray, quando le condizioni lo consentiranno.
Attilio Ascani