“L’indifferenza qui non esiste”. Terzo giorno ad Addis Abeba di Laila
Il mio terzo giorno ad Addis Ababa inizia in ospedale. Non viene riconosciuto il mio certificato di buona salute italiano e così devo rifare tutti i controlli: sangue, urine e raggi x al torace. Parto in macchina con Said e arrivo per la prima volta nel centro di Addis. La piazza è caotica, piena di persone e quello che mi colpisce di più è la miseria. Per terra una quantità indescrivibile di mendicanti, storpi, mamme con in braccio i loro figli, bambini. Sono tantissimi e io non posso non lasciarmi penetrare da questi corpi, da questi vestiti di stracci, da questi pezzi di cartone utilizzati come giaciglio.
Arrivo in quest’ospedale privato che per poco non scambio per un’officina di riparazioni di auto. Al primo piano mi accolgono degli infermieri vestiti di nero e arancione, in tinta con le pareti della struttura stessa: a scacchi rossi e dorati! Non capisco se mi trovo in un centro termale o in una struttura sanitaria. Continuano ad arrivare persone e la coda all’accettazione diventa sempre più lunga. Ad un certo punto entra una donna palesemente molto malata, infreddolita, debole, in lacrime. Tutti le fanno spazio e insieme la prendono in braccio e la accompagnano dentro. L’indifferenza verso il dolore altrui qui non esiste.
Dopo le visite Said mi riporta in ufficio e passiamo per il mercato della frutta e della verdura. Donne e uomini in piedi, per terra, carichi di banane, di insalata, di carote…ma come fanno a portare tutto in testa? Fatico a descriverlo, è un groviglio di persone, di ceste di vimini, di colori, questa strada pullula di energia. Davanti a me ho un brulichio di vita.
Mercato della frutta e della verdura vicino a Piazza ad Addis Ababa