Tra paralleli e meridiani navighiamo verso l’Umanità
Lo scorso 18 febbraio, ad Ancona, presso la sala della Caritas di Via Podesti, si è svolto un evento intitolato “Tra paralleli e meridiani navighiamo verso l’umanità”.
L’incontro è stato organizzato da Rete Welcome Marche, che si è costituita e mobilitata in seguito agli sbarchi di Ancona del 13 gennaio e 17 febbraio di quest’anno. Questi eventi hanno provocato una reazione nel nostro dormiente capoluogo e, successivamente, nel resto della Regione. Non commentiamo i provvedimenti dell’attuale governo ma è chiaro già dal titolo da che parte stanno coloro che si sono adoperati per esprimere vicinanza e solidarietà ai migranti.
Tra l’altro, alcuni dei migranti, si sono allontanati dalle strutture che erano state predisposte per la loro accoglienza, e questo fatto veniva presentato dalla stampa locale con titoli del tipo “Appena sbarcati abbandonano il centro di accoglienza”. Ma, chi è a conoscenza del fatto che ad Ancona ci sono dei richiedenti asilo che aspettano mesi per avere un appuntamento dalla Questura (per formalizzare la richiesta) e nel frattempo dormono in strada? Chi sa che la gran parte di loro considera l’Italia come una tappa e non un punto di arrivo?
Ma non è di questo che volevamo parlarvi, ma di Don Mattia Ferrari, che è stato certamente la figura carismatica che ha caratterizzato l’incontro. Giovanissimo vice parroco a Nonantola della diocesi di Modena e cappellano sulla Mare Jonio, nave della ONG Mediterranea Saving Humans, detta anche “quella dei centri sociali”.
Bisogna anche dire che nella Rete Welcome Marche si sono raccolte persone, organismi, compresi noi del CVM, e organizzazioni per alcuni versi molto distanti tra loro ma con l’obiettivo comune di navigare verso l’umanità.
Vorrei soffermarmi su questo aspetto perché è quello che maggiormente mi ha colpito. Don Mattia, come ogni volta che è a bordo della Mare Jonio, sa di rivolgersi anche ad atei o agnostici e riporta la sua esperienza. Dice subito che il suo essere il cappellano non si traduce nell’evangelizzare ma di più nel suo contrario. Racconta che, parlando con i ragazzi dell’equipaggio, alla domanda:
perché lo fai? È stato risposto che vedere gommoni pieni di donne, bambini e uomini torturati è come ricevere un calcio nello stomaco.
A questo punto Don Mattia cita un verbo greco, spero non ci siano teologi o insegnanti di greco tra i lettori, splanchna che molto approssimativamente viene tradotto con amore viscerale. Questo verbo si ripete 12 volte nei Vangeli ed è spesso ripetuto anche nel Corano. Interviene anche S.E. Angelo Spina, per raccontarci che questo termine deriva dall’ ebraico rehamîm cioè quando Dio ama in maniera uterina, come una madre, e il suo amore genera vita. In buona sostanza Don Matteo riconosce in tutto questo l’Amore di Gesù verso gli ultimi, descritto nel Vangelo. Tutto il resto è a contorno.
Mario Giandomenico
CVM Ancona