Una vita, una storia: Maryuma
Maryuma è un bocciolo di rosa strappato alle sue radici prima di aver il tempo di sbocciare. Anche quando le ragazze intorno a lei sorridono, la abbracciano, cercano di motivarla, abbozza un sorriso con le labbra, ma i suoi occhi sono lontani e non si accendono della luce che dovrebbe invece riempirli alla sua età.
I suoi quattordici anni non raccontano una storia di infanzia e spensieratezza, ma una vita di privazioni e duro lavoro. Aveva poco più di dieci anni quando ha iniziato a lavorare per necessità. La sua famiglia era talmente povera che Maryuma non ha mai potuto frequentare nemmeno la scuola. Lavare, pulire, cucinare, accudire bambini poco più piccoli di lei senza mai avere un momento per sé, ne per chiamare la madre o incontrare le sue coetanee l’ha segnata profondamente.
Non ha mai avuto un regolare contratto di lavoro, anche perché la legge della Tanzania vieta il lavoro sotto i 14 anni e questo comunque non dovrebbe essere logorante, come è invece il lavoro domestico. Anche il salario era davvero minimo.
Un giorno, finalmente, la vita di Maryuma conosce una svolta. Una conoscente le parla di un’associazione che organizza un training formativo gratuito dedicato alle lavoratrici domestiche, organizzato dalla Comunità dei Volontari per il Mondo CVM e Maryuma riesce a partecipare a un incontro.
Si trova in mezzo ad alcune coetanee e giovani donne, tutte accumunate dallo stesso lavoro, ma anche dalla stessa voglia di riscatto. Sente parlare per la prima volta di contratto, di salario, di orari di lavoro e di riposo, di diritto alla privacy. Da quando ha lasciato la casa dei suoi ha sempre dormito con i figli dei suoi datori di lavoro, ha sempre mangiato dopo di loro e non ha mai avuto quella che virginia Woolf, in senso fisico e metaforico, definiva “Una stanza tutta per sé”.
Maryuma diventa presto la mascotte del gruppo. Le altre la coccolano, le parlano, la spronano. Quando le chiedono del futuro risponde che non conosce altra vita se non quella del lavoro domestico, ma che le piacerebbe studiare, imparare a leggere e scrivere.
Il suo datore di lavoro per ora non ha risposto alle sue richieste di avere un contratto e un salario adeguati e soprattutto di avere anche tempo da dedicare a se stessa, in cui magari cominciare proprio a frequentare la scuola. Le ragazze intorno a lei, riunite nell’associazione The light for domestic workers LDW, che si sono faticosamente trovate una sede dove riunirsi, le promettono che andranno con lei e faranno intervenire anche il sindacato delle lavoratrici domestiche per difendere i suoi diritti.
Maryuma abbozza un sorriso, alza leggermente la testa. Ora sa che non sarà mai più sola.
Asmae Dachan
Giornalista, scrittrice italo-siriana