Coi bambini di strada dell’Etiopia
Attilio Ascani, coordinatore progetti estero CVM di rientro da un viaggio nel Paese africano: “Le conseguenze della guerra si ripercuotono soprattutto su donne e bambini. È importante essere al loro fianco”
Il quadro attuale in Etiopia è complesso e disomogeneo. La situazione che abbiamo trovato ad Addis Abeba è di calma apparente. A Bahar Dar si giunge solo in aereo perché diversamente non si può, considerato che le strade sono troppo pericolose. Il tema della sicurezza interessa, infatti, anche le regioni che non sono direttamente coinvolte nel conflitto che imperversa in Tigrai. Ci sono ripercussioni anche sul costo della vita, che è notevolmente aumentato. Nella regione di Amhara la situazione è drammatica, mancano cibo e carburante e la gente è molto sfiduciata. Il Paese è sempre più al collasso.
Le attività di CVM proseguono bene. Il nostro progetto Wash-up, dedicato alla fornitura di acqua alle comunità rurali, attraverso la costruzione e riparazione di pozzi e acquedotti, si è concluso con solidi risultati e tutti vorrebbero continuare il lavoro. Abbiamo attivo un centro di accoglienza per le donne rimpatriate dall’Arabia Saudita, che ritornano a centinaia su tre voli settimanali. Sono donne particolarmente vulnerabili, che hanno subito il carcere, violenze e umiliazioni e vanno sostenute nel processo di reinserimento nella società. Attualmente una trentina di loro stanno seguendo i nostri corsi di formazione professionalizzanti. Ci sono anche minori soli che sono stati trovati e accompagnati dalla polizia. È inoltre attivo il bando emergenza dell’AICS.
A Bahar Dar abbiamo trovato una situazione particolare, perché per mesi il personale locale non ha visto nessuno di CVM nazionale. Siamo andati in tre e siamo rimasti piacevolmente colpiti dal lavoro dello staff locale: tutti giovani sotto i venticinque anni, coinvolti nel progetto Stream, dedicato ai bambini di strada. Molti di loro hanno subito le conseguenze della guerra, e manifestano diversi problemi.
In breve tempo i ragazzi di strada sono raddoppiati, e i rischi e problemi che affrontano sono molti. Molti fluiscono verso le città per cercare di sopravvivere. I bambini di strada sono esposti a molti pericoli, sia nelle periferie, sia nelle città. Le difficoltà che sta attraversando il Paese si ripercuotono su di loro in modo pesante. Per fortuna le scuole stanno riprendendo le loro attività, anche quelle dedicate alla formazione professionale.
Il progetto Stream è l’unico progetto che possiamo portare avanti in Amhara. Ci occupiamo di ragazzi di strada che sono particolarmente vulnerabili che sono senza famiglia o che hanno famiglie che non si occupano di loro. Compatibilmente con i problemi che manifestano, garantiamo loro sostegno e formazione, agevolandone il ritorno a casa dove possibile e a scuola. Li aiutiamo a costruirsi un futuro, ad avere prospettive, accompagnandoli e seguendoli in un contesto comunitario. C’è un ottimo coordinamento con le autorità e questo rafforza il nostro lavoro.