
Addio Papa Francesco, continueremo sulle tue orme
Il mondo si è fermato alla notizia della morte di Papa Francesco. “Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Chiesa”, ha dichiarato il cardinale Kevin Joseph Farrell lunedì 21 aprile. Dopo dodici anni di pontificato il Santo Padre si è spento, provato da una lunga malattia. Dopo i primi momenti di incredulità, dolore e un senso di vuoto che ha colpito credenti e laici, cristiani e non, arriva il momento dell’agire, per onorare tutti gli insegnamenti di questo grande uomo e religioso, che ha saputo parlare al cuore di tutti. E se c’è un luogo, in questo momento, a cui guardare per raccogliere l’eredità morale del Pontefice, è senza dubbio Gaza. Padre Gabriel Romanelli, parroco della Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza ha dichiarato a Vatican News: “Il Papa ci ha chiamati l’ultima volta sabato sera, poco prima di cominciare la Veglia di Pasqua, mentre eravamo a pregare il Rosario. Ci ha detto che pregava per noi, ci ha benedetto, e ci ha ringraziato per le preghiere in suo favore. Chiediamo al Signore – conclude padre Romanelli – che gli conceda il riposo eterno, e preghiamo perché uomini e donne di buona volontà nel mondo accolgano le sue continue e pressanti richieste di pace a Gaza e nel mondo”, aggiungendo “Un padre che ha seguito i suoi figli in difficoltà per 19 mesi”. Lì dove l’umanità sta soffrendo per via delle violenze, ma anche del silenzio complice del mondo, Papa Francesco è stato moralmente presente, fino all’ultimo, abbracciando i fedeli e la popolazione di Gaza tutta e rinnovando gli appelli per la Pace, senza il timore di condannare le violenze, contrariamente a un diffuso atteggiamento della politica mondiale fatto di omertà e connivenza.
Di appelli, di preghiere, di esortazioni Papa Francesco ne ha fatti davvero molti, difendendo gli ultimi, i dimenticati, le vittime di ingiustizie e abusi. Ha pregato per tutti i popoli oppressi, ha amato l’Africa e il mondo intero, ha esortato ad amare il Creato e a essere “Fratelli tutti”. Ci sentiamo tutti più soli e disorientati senza la sua voce e il suo sorriso, di cui non ci ha privati anche quando non aveva davvero più le forze fisiche, ma ora dobbiamo riprendere il cammino che ha tracciato per noi. Sappiamo cosa fare, conosciamo le nostre responsabilità e i nostri doveri e il modo migliore con cui possiamo dimostrare il nostro amore e il nostro affetto per il Santo Padre è quello di alzarci e camminare, non stancarci di lottare per la Pace, la Giustizia, la Fratellanza, l’Uguaglianza, il disarmo, senza il timore di essere tacciati di buonismo e idealismo, ma consapevoli che questa è l’unica strada da percorrere.
In Africa Papa Francesco ha fatto ben cinque viaggi apostolici e noi siamo lì, in Tanzania e in Etiopia, pronti a seguire le sue orme, a onorare i suoi insegnamenti. Oltre agli appelli per la Pace il Pontefice chiedeva di porre fine allo sfruttamento, alla schiavitù moderna, alle disuguaglianze. Abbiamo tanto lavoro da fare e possiamo trasformare il nostro dolore in nuove risposte ai tanti bisogni, consapevoli che veglierà sulle nostre azioni.
Per noi è stato e rimarrà il Papa della Pace, dei Migranti, della Tutela del Creato e dei Poveri. Umanamente e spiritualmente abbiamo amato Papa Francesco e ne sentiamo già la mancanza. Per noi tutti è stato un onore conoscerlo, incontrarlo, ascoltarlo, seguirlo.
Buon cammino Bergoglio, buon cammino Franciscus.