PACEM IN TERRIS – In Mali con FOCSIV dove l’emergenza non è finita
Nel 50° Anniversario dell’Enciclica “Pacem in Terris”, FOCSIV vuole richiamare l’attenzione sulla situazione in Mali, dove l’emergenza non è finita. Oggi ci sono urgenze legate all’elevato numero di sfollati e alla carenza di viveri ma le cause strutturali sono più molto più profonde e non possono essere ignorate.
Nell’enciclica “Pacem in Terris”, il cui 50°Anniversario è stato l’11 aprile scorso, si fa esplicito riferimento alla pace “in terra”, anzi al plurale, quindi la terra nella sua globalità, come pianeta composto di persone, culture e popoli. Dunque, si potrebbe anche dire: “pace in terra e tra i popoli”. Non si parla dunque della pace solo come di una condizione spirituale ma di una pace realmente praticabile, che sa di terra, di fatica, di sudore.
“La guerra è sempre ingiusta e andrebbe bandita dalla storia – afferma Gianfranco Cattai, presidente della FOCSIV – in Mali, come in Afghanistan, in Iraq o in Somalia, non serviranno le armi per costruire la pace e la diplomazia, ma il dialogo e il riconoscimento dell’altro dovranno prevalere per arrivare ad un risultato. La pace va costruita nel tempo costruendo la giustizia, praticando il perdono.”
I volontari della FOCSIV da oltre 40 anni lavorano per costruire la pace e la giustizia sociale e sono gli stessi che si trovano in prima linea nelle situazioni di emergenza, al fianco dei più poveri della Terra.
Quando si abbattono catastrofi naturali o le guerre arrivano a sconvolgere paesi già devastati dalla miseria, l’efficacia e la rapidità di intervento di chi conosce il paese e la popolazione possono essere determinanti per far fronte all’emergenza; ma ciò che distingue l’operato dei nostri volontari è che lavorano non solo con l’obiettivo di tamponare le urgenze, ma di rinforzare le fondamenta sociali ed economiche del Paese, potenziando la resilienza delle popolazioni, cioè la loro capacità di reagire meglio alle crisi, presenti e future.
“L’approccio che ci contraddistingue è quello di operare nell’emergenza con uno sguardo orientato allo sviluppo – spiega Italo Rizzi, direttore dell’ong LVIA – Attività immediate di risposta all’emergenza devono essere accompagnate da azioni di ampio respiro per rafforzare la capacità delle comunità locali a sopportare lo shock delle crisi e permettere il superamento della povertà che ancora attanaglia il Paese”
” Le ONG che da anni lavorano con le persone del luogo, conoscono le famiglie che abitano i villaggi e hanno una buona conoscenza del territorio – aggiunge Padre Antonio Lucente, Presidente ENGIM – hanno capacità di intervento immediata ed estremamente efficace grazie alla competenza e alle conoscenze maturate nel tempo con la presenza e il lavoro costante, e garantiscono interventi rapidi e con effetti duraturi. Duraturi, perché siamo ONG abituate a lavorare su progetti di sviluppo. La nostra gestione dell’emergenza è necessariamente orientata, non solo alla soddisfazione di bisogni immediati, ma anche alla costruzione di meccanismi che possano alimentare processi di miglioramento durevoli e sostenibili.
“Non dobbiamo aver paura della tenerezza. Con queste parole Papa Francesco ha inaugurato il suo pontificato – ricorda Piera Gioda, presidente dell’ong CISV presente in Mali dal 1990 – Un appello che non può lasciare indifferenti i volontari da sempre impegnati a costruire condizioni di giustizia, di sviluppo e di dignità umana: anche in contesti di vita particolarmente drammatici, come quello del Mali. I nostri volontari, pur correndo rischi innegabili, hanno scelto di continuare a impegnarsi per offrire condizioni di vita più stabili e sicure, garantendo alla gente l’accesso al cibo in quantità e qualità adeguate. In questo modo, a noi sembra, essi testimoniano nel modo più concreto e autentico di “non aver paura della tenerezza”.