Quale formazione per le future generazioni?
La VII edizione del Seminario di Educazione Interculturale si avvicina. Di cosa ci occuperemo dal 6 all’8 settembre a Senigallia? Di formazione, di scuola democratica per tutti, di nuovi sapere scolastici e nuovi modelli didattici perché gli studenti siano preparati ad essere CITTADINI DEL MONDO.
Perché il nostro seminario è così importante? Perché sta passando sotto silenzio una crisi destinata ad essere, in prospettiva, ben più dannosa di quella economica per il futuro della democrazia: la crisi mondiale dell’istruzione.
I sistemi scolastici stanno abbandonando sempre più quei saperi critici che sono indispensabili per mantenere viva la democrazia. Gli studi umanistici, le arti e il pensiero antropologico e critico sono sostituiti dall’esigenza delle lobby finanziarie di raggiungere traguardi tecnologici funzionali al profitto e al mondo degli affari e dell’industria (le tre I = Inglese, Internet, Impresa). Niente da obiettare su una buona istruzione tecnico-scientifica, ma ciò non può accadere a discapito degli studi umanistici ed artistici che favoriscono quelle capacità di immaginazione, di vicinanza empatica agli altri, di pensiero critico che ci rendono umani e forniscono la capacità di vedere le persone come esseri viventi e non come oggetti. La corsa al profitto sul mercato mondiale corre il rischio di far perdere i valori di una autentica società democratica. Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL) per gli economisti è la rappresentazione più valida della qualità di vita di un Paese nel suo complesso. Ma il caso Sudafrica dell’apartheid ha dimostrato che produrre crescita economica non significa produrre democrazia ovvero una popolazione sana, impegnata ed istruita in seno alla quale le opportunità di una buona vita siano alla portata di tutte le classi sociali. Con il paradigma del puro profitto non ci si preoccupa della distribuzione dell’istruzione ma di formare un élite competente in termini tecnologici ed economici. Tale forma di istruzione è sostenuta in Europa dalla Commissione Spelling che ha decurtato i fondi alle facoltà umanistiche a favore di quelle tecniche e scientifiche. In tale orientamento nella scuola di base diminuiscono le ore delle discipline umanistiche e non si vuole uno studio della storia che insista sulle ingiustizie di classe, appartenenza religiosa, genere, perché tutto ciò indurrebbe a una riflessione critica sul presente. Né tantomeno è desiderabile l’interrogazione socratica e l’esplorazione critica attraverso la filosofia o la pratica artistica ma tutto è accantonato a favore di una pedagogia di acculturamento forzato a base di esami nazionali standardizzati: l’ottusità morale è necessaria a realizzare programmi di sviluppo economico che ignora le disuguaglianze.
Se questa tendenza si protrarrà, i paesi di tutto il mondo ben presto produrranno generazioni di docili macchine, anziché di cittadini a pieno titolo in grado di pensare da sé, criticare la tradizione e comprendere il significato delle sofferenze e delle esigenze delle altre persone.
È sbagliato scegliere tra una forma di educazione che promuove il profitto e una forma di educazione che alimenta la buona cittadinanza in quanto la prima si alimenta della seconda. Una sana cultura di mercato richiede doti critiche e fantasiose perché un’economia robusta serve all’uomo, non è fine a se stessa. Le arti e le discipline umanistiche sono un grande nemico dell’ottusità: gli artisti non sono servi di alcuna ideologia: essi chiedono sempre all’immaginazione di superare i confini dell’esistente e di vedere le cose in modo nuovo. È difficile trovare modelli puri di istruzione finalizzata alla crescita economica nelle democrazie in salute, perché la democrazia è costruita sul rispetto della singola persona, sul riconoscimento della dignità incondizionata di ciascun essere umano mentre il modello della crescita economica ragiona solo in termini di aggregati e di produttività del singolo. Ogni democrazia moderna è anche una società nella quale le persone differiscono molto per molteplici aspetti, come religiosità, etnicità, ricchezza, classe sociale, condizione fisica, genere per cui tutti gli aventi diritto al voto devono essere informati sulle problematiche fondamentali che saranno oggetto delle loro scelte e talvolta delle loro azioni, come funzionari eletti o nominati. Un modo di valutare un progetto educativo è quello di controllare se esso prepara i giovani a vivere in un’organizzazione sociale e politica con queste caratteristiche. Al Seminario di Senigallia si rifletterà sulla nuova scuola democratica del futuro. Vi aspetto numerosi. La democrazia si basa sulla partecipazione di tutti.
Giovanna Cipollari
PRESIDENTE CVM