La testimonianza di Jonathan
Direttamente dal sud ci giunge la testimonianza di uno dei nostri neo-volontari, Jonathan, che ad agosto 2020 è atterrato in Etiopia per aiutarci nella realizzazione del progetto Wash Up.
Attraverso il racconto dei suoi primi mesi di esperienza, ci catapulta direttamente nella drammatica realtà in cui vivono i bambini delle scuole di Sawla e di altre zone rurali etiopi, dandoci tuttavia anche qualche motivo per sorridere per i piccoli ma reali passi avanti che stiamo facendo.
“Sawla è un paese di 2200 abitanti, situato al sud dell’Etiopia, nella regione di Gofa Zuria, e se non volete perdervi l’ebrezza di cercarla in una vecchia mappa – ammetto subito che non è molto facile da trovare – vi posso guidare più o meno così: guardate al centro dell’Etiopia, lì troverete Addis Abeba, la città più grande. Spostatevi verso sud seguendo una linea immaginaria che passa per i laghi meridionali ed individuate la città di Arba Minch, in una lingua di terra tra due laghi. Ecco, all’altezza di Arba Minch, spostando l’occhio sulla sinistra, troverete Sawla.
Qui c’è una scuola che si chiama Lalanta Primary School, dove noi del CVM abbiamo costruito un “Rain Water Harvesting”. Un nome complicato per un concetto molto semplice: in scuole dove non esiste un solo rubinetto d’acqua corrente, facciamo sì che i bambini possano lavarsi le mani con l’acqua della pioggia anche quando non piove da molto tempo.
Come facciamo? Raccogliamo l’acqua piovana dal tetto, la filtriamo e la incanaliamo in un serbatoio, pronta all’uso anche oltre la stagione delle piogge. Accanto al serbatoio abbiamo costruito un punto d’accesso all’acqua con tre rubinetti ad un’altezza giusta per un bambino; cosicché possano lavarsi le mani ogni qualvolta ne avessero bisogno.
Questa scuola, come centinaia di altre scuole rurali, non ha nessuna forma di accesso all’acqua. Non c’è una sorgente nelle vicinanze, non c’è niente. Oggi, con l’arrivo del Coronavirus, in alcune aree dell’Etiopia l’emergenza igienica è così forte che agli studenti viene chiesto di portarsi la propria acqua per lavarsi le mani. Ecco, noi diamo loro la possibilità di potersi lavare le mani quando è necessario, quando arrivano dalle loro case di fango o dopo aver fatto i bisogni all’aperto. Così facendo, rendiamo le scuole un po’ più sicure dal virus e da tutte le altre malattie che si trasmettono a causa di una cattiva igiene.
Pochi giorni con il resto dello staff siamo andati sulle pendici di una montagna, dove si trova la scuola: un plesso composto da tre semplici edifici di color celeste costruiti a ferro di cavallo, sui cui muri sono state dipinte la tavola periodica degli elementi, le regioni dell’Etiopia, la tabellina del 2 e il corpo umano. Tuttavia, girato l’angolo vedo un muro spoglio e capisco che sotto all’azzurro c’è una tipica abitazione etiope, di legno e fango.
Nathael, il project facilitator di zona è una persona molto dedita al lavoro che fa e mi mostra fiero la costruzione in cemento su cui posa la cisterna d’acqua, mentre io faccio foto e cerco di capire. Presto veniamo circondati da una folla di bambini curiosi provenienti dalle case accanto la scuola: sono piccoli, avranno 10-12 anni, sono curiosi, vogliono vedere questa persona bianca con i capelli lunghi. Rispondo con le poche parole in Amarico che ho imparato fino ad ora e loro mi guardano sgranando gli occhioni.
I bimbi si fanno sempre più curiosi e non esitano ad avvicinarsi ancora di più, uno di loro mi dice “Na na na”- “qui qui qui, vieni qui!” e mi mostra la sua classe. Una stanza piena di banchi di legno che sembrano quelli di una chiesa, una lavagna logora dove è facile vedere i segni delle lezioni fatte, con numeri e disegni che ormai sembrano come incisi. In seguito mi dicono che tutte le classi hanno almeno 50 studenti e ripensandoci fatico ad immaginarmi 50 bambini che cercano d’imparare in quella stanza: tra schiamazzi e giochi dev’essere proprio impegnativo fare il maestro da queste parti!
Nathael mi mostra il Rain Water Harvesting, apriamo i rubinetti per vedere se tutto funziona come dovrebbe, e i bambini accorrono a godersi il lo spettacolo dell’acqua! Giocano felici mentre si lavano le mani: sanno bene quanto sia preziosa questa acqua e per un attimo ci fermiamo tutti a guardarli, come incantati.
Tante sono le scuole che hanno bisogno di simili interventi, basti pensare che solo dal nostro ufficio di Sawla, dopo la prima costruzione, abbiamo ricevuto più di 40 richieste! Vogliamo poter soddisfare tutte le domande e raggiungere entro fine anno 15 scuole tra il Nord ed il Sud dell’Etiopia, così da garantire acqua pulita per lavarsi le mani a 6.500 bambini.”
Per riuscire in questa missione tutti possono contribuire: per il periodo natalizio è possibile acquistare i pacchi natalizi solidali del CVM il cui ricavato sarà devoluto interamente al progetto.
oppure puoi donare attraverso il sito http://donazioni.cvm.an.it/
Anche un piccolo gesto può aiutarci a fare la differenza nella vita di questi bambini.