A Kaffa, dove cemento, pietrame e sabbia per le sorgenti viaggiano sul dorso di asino
In questi giorni stiamo girando per tutta la Zona di Kaffa per visitare le sorgenti su cui potenzialmente lavoreremo nei prossimi mesi. Incontriamo gli Uffici dell’Acqua delle Woreda (un po’ l’equivalente delle Province italiane), ci informiamo su quali sono le aree più problematiche per quanto riguarda la disponibilità di acqua potabile per la popolazione e poi andiamo a vedere di persona questi luoghi. Andiamo in cerca delle sorgenti, incontriamo gli abitanti delle aree circostanti, parliamo con I “sindaci”, cercando di capire la situazione e se possiamo renderci utili. Facciamo una prima caratterizzazione di massima del sito misurando la portata della sorgente, la posizione, il numero delle famiglie che potrebbero usufruire del futuro impianto e la distribuzione delle loro abitazioni nello spazio.
È una fase un po’ faticosa, perchè stiamo lavorando su varie Woreda contemporaneamente e quindi dobbiamo coprire anche lunghe distanze per raggiungere tutti questi posti. Le strade non sono asfaltate, percorriamo delle piste che se non sono state sistemate recentemente si trovano in condizioni tali da rendere il viaggio scomodo ma soprattutto…lento. Alcune sorgenti non sono raggiungibili con il nostro fuoristrada ma solo con parecchie ore di cammino. Quando cominceremo a lavorarci dovremo organizzarci per far arrivare i materiali da costruzione (cemento, pietrame, sabbia e ghiaia) a dorso di asino o, molto spesso, gli abitanti ci aiuteranno trasportando tutto quanto sulle proprie spalle. Per quanto possibile cerchiamo di procurarci il materiale in-loco, cioè cercando di recuperare sul posto le pietre o la sabbia necessarie, ma ovviamente dipende dalle condizioni specifiche e non sempre è possibile. La popolazione ovviamente ci viene incontro per questo.
Un fase un po’ faticosa, dunque, ma molto importante perché è in questo momento che incontriamo direttamente le persone con cui lavoreremo, vediamo i loro villaggi, sondiamo le loro necessità. Ci informiamo su dove possono rifornirsi di acqua potabile al momento, e in molti casi si scoprono situazioni veramente intollerabili, interi villaggi in cui gli abitanti sono costretti a camminare per diverse ore prima di arrivare alla sorgente. Spesso, dato il gran numero di persone ma anche di animali che convergono a questa fonte d’acqua, la pozza è ridotta a una pozzanghera fangosa, in cui le donne e i bambini si mettono in fila e dove è necessario parecchio tempo e parecchia pazienza per poter riempire una tanica attingendo dallo stillicidio della sorgente. Rilevata la situazione di partenza, cominciamo una seconda fase di pianificazione, e anche di discussione con le comunità incontrate, vediamo se sono interessate al nostro intervento, se sono disposte a collaborare con noi. Finora abbiamo ispezionato i siti proposti dagli Uffici dell’Acqua di una Woreda, Gawata, e tutte le comunità si sono mostrate volenterose a lavorare ed aiutarci nel cantiere pur di migliorare le condizioni della sorgente.
Una fase un po’ faticosa, insomma, ma ricca di ottimismo e di speranza di poter contribuire a cambiare in meglio le situazioni che abbiamo visto.
Giulia Baldissera, Ingegnere CVM in Etiopia