A volte l’acqua c’è…basta cercarla! Giulia ad Agaro Bushi, nella Woreda di Datcha.
Ci hanno chiesto di andare a fare un sopralluogo a Agaro Bushi, nella Woreda di Datcha. È in corso la costruzione di un ambulatorio clinico ma al momento non si capisce come farci arrivare l’acqua necessaria per i rubinetti e le docce. Purtroppo abbiamo continuato a rinviare la visita per oltre un mese perchè gli ultimi 14 km che separano Agaro Bushi dalla pista principale sono molto difficili, bastano pochi minuti di pioggia leggera e si forma uno strato di fango argilloso che diventa impercorribile a causa dell’alta scarpata al lato della carreggiata. Motivo per cui bisogna aspettare una giornata in cui siamo sicuri che non pioverà prima di mettersi in viaggio per Agaro Bushi, ma con la stagione delle piogge alle porte questa certezza non c’è mai.
Da Bonga abbiamo circa un’oretta di pista in mezzo a bellissime colline ricoperte di foresta equatoriale, poi giunti al villaggio di Chiri svoltiamo per gli ultimi km che ci separano da Agaro Bushi. Una volta arrivati, gli abitanti del luogo ci accompagnano a vedere quella che secondo loro è l’unica sorgente che si trova in prossimità della clinica, a meno di un km di distanza. Si tratta di una piccola pozza in mezzo ai campi coltivati, al momento gli abitanti dell’area circostante la stanno utilizzando per riempirci le taniche con cui trasportano l’acqua a casa. Acqua che poi viene utilizzata per tutte le necessità, dal bere al cucinare al lavare cose e persone. Impossibile misurare immediatamente su due piedi la portata della sorgente, che però si può intuire essere abbastanza scarsa. Questa sorgente non va bene per l’ambulatorio, l’acqua non è sufficiente.
Interroghiamo gli abitanti, i quali sostengono che non ci sono altre sorgenti più abbondanti nelle vicinanze. Ci accingiamo a ritornare verso l’ambulatorio in costruzione per fare altre domande, ma durante il tragitto ci rendiamo conto che l’acqua della sorgente, a valle della pozza, continua a scorrere formando un minuscolo corso d’acqua appena sotto la superficie del suolo. Si può individuarne il percorso anche attraverso la fitta vegetazione che cresce rigogliosa sopra il terreno saturo d’acqua. Continuando a camminare, più giù vediamo che l’acqua ritorna allo scoperto quando il pendio cambia bruscamente pendenza, ma a questo punto non è più un minuscolo rivoletto bensí un vivace torrentello.
Significa che in questi 200 metri tra la sorgente e il punto in cui ci troviamo ora ci sono altri affioramenti d’acqua. Cominciamo a tagliare la vegetazione e scavare lungo quello che indoviniamo essere il percorso compiuto dall’acqua. Alcuni degli abitanti della zona si mettono ad aiutarci. Effettivamente, una volta eliminata vegetazione e terra, si può vedere come da sotto una piccola collina coperta da un boschetto di bamboo provengano dei piccoli apporti d’acqua che si sommano tutti insieme fino a formare una portata davvero interessante, questa sí che potrebbe soddisfare le necessità di quanti abitano attorno alla sorgente, dell’ambulatorio medico e anche di una scuola che si trova a metà strada tra la sorgente e il punto finale dell’eventuale condotta che costruiremo per servire l’ambulatorio.
Continuiamo a scavare per portare alla luce tutto il piccolo corso d’acqua sotto-superficiale. I due uomini che ci stanno aiutando hanno portato degli attrezzi, delle vanghe ma anche una sorta di zappa con una lunga lama, una via di mezzo tra la zappa e il machete insomma. Mi attira molto l’attenzione che durante il lavoro il manico di una di queste zappe si spezza completamente a metà. Niente paura, in men che non si dica viene cercato un nuovo bastone, adattato alle dimensioni dell’anello che serve ad ancora la lama al manico, e l’attrezzo è di nuovo pronto all’uso, si può continuare. Non sono abituata a queste riparazioni sul posto, altro che il nostro mondo in cui ormai è tutto usa e getta, qui i rifiuti proprio non esistono, tutto viene usato più e più volte, all’infinito. Ce ne andiamo per tornare prossimamente quando tutta l’acqua sia ormai visibile, misureremo la distanza che la separa dall’ambulatorio e poi procederemo con il progetto.