Asha Tamla, il coraggio di chi rimane sola. Grazie all’associazione supportata da CVM, la vita delle vedove continua. E le loro figlie possono andare a scuola.
Msata è un piccolo villaggio sulla strada che collega Dar es Salaam ad Arusha dove spesso automobilisti, autotrasportatori sostano per concedersi un pasto caldo e un po’ di riposo nel lungo, tortuoso viaggio che separa queste due città. È qui, non lontano dalle aree di sosta, che incontriamo un gruppo di donne, tutte membri di Wasata.
Wasata è un’associazione di vedove supportata da CVM, che incoraggia chi è rimasta sola, e spesso senza una vera e propria attività di sostentamento, a lottare per un futuro migliore per sé stessa e per i propri figli.
Al primo impatto rimango esterrefatto dall’energia che queste donne trasmettono. Si tratta di una quindicina di signore sessantenni con uno sguardo sicuro e la fisionomia di corpi per niente stanchi dall’età. Si ritrovano tutte sedute sotto un portico dove ogni mese si riuniscono per le assemblee. Una di loro prima di aprire la riunione termina di cucinare sui carboni ardenti un’ottima frittura di cassava che molti clienti apprezzano a queste prime ore del mattino.
Asha Tamla ha all’incirca 60 anni, vive nella casa adiacente al portico, ed è la segretaria. L’associazione per lei è un’attività importantissima, quasi essenziale nella sua quotidianità: “Insieme siamo più forti, soprattutto nei momenti più difficili” racconta poco prima di iniziare la riunione.
Queste donne hanno ritrovato grazie a Wasata la sicurezza, l’appoggio, il conforto necessario per andare avanti. Molte di loro hanno passato situazioni difficili. La stessa Asha in questi ultimi anni, dopo la morte di suo marito, si è trovata sola senza un lavoro costante che le permettesse di mandare le bambine a scuola, e di poter provvedere ai bisogni fondamentali della famiglia: il cibo in tavola, l’acqua da bere, e luce per illuminare le buie nottate di Msata. Ma grazie al mutuo sostegno che deriva da attività generatrici di reddito, ora le signore di Wasata possono accedere a prestiti in momenti di difficoltà, per poi restituirli al gruppo quando la situazione tende al miglioramento.
Le attività portate avanti sono le più svariate, prima la fabbricazione di mattoni per l’edilizia. Poi la produzione di mais, cereale molto utilizzato per cucinare piatti locali e per la nutrizione di animali da cortile.
Il meeting di oggi verte sul versamento delle quote mensili e sul deposito nel conto corrente. A volte anche le cose più scontate possono rivelarsi complicate in piccole realtà così lontane dai centri urbani. Per depositare in banca le quote e i frutti della raccolta e vendita di mais è necessario prendere un mezzo pubblico che incide sulle casse dell’ associazione. La banca più vicina si trova ad un’ora e mezza di autobus. Fortunatamente le nuove tecnologie vengono incontro alle Wasata, che hanno deciso – dopo una attenta analisi – di utilizzare un servizio di pagamento (e versamento del denaro) tramite cellulare offerto di recente dalla banca. Un servizio a bassissimo costo che fa risparmiare, senza il bisogno di allontanarsi dal villaggio. La riunione termina dopo un’ora con il comune accordo di iniziare ad utilizzare l’offerta. Asha sarà la responsabile delle procedure bancarie necessarie.
Le signore si congedano, ognuna può ritornare alle proprie occupazioni, io mi fermo ancora qualche minuto per scambiare qualche parola con Asha, ringraziarla dell’ ospitalità e per organizzare un prossimo incontro nei mesi successivi.
Ritorniamo in macchina, la giornata è appena iniziata, insieme ai miei colleghi abbiamo ancora diversi gruppi da incontrare per supportare le loro attività, ascoltare le loro storie, capire i loro bisogni e spingerli sempre verso un miglioramento che in queste piccole realtà spesso significa molto per la vita delle persone.
Fulvio Parodi – servizio civile in Tanzania