Capodanno etiope!
Un anno passato insieme agli altri e per gli altri non può che essere un buon anno.
Quest’anno avrò il privilegio di festeggiare ben due capodanni. Uno sarà come sempre a dicembre e in cui entreremo nel 2023. L’altro, invece, è passato da poco e ci ha fatto salutare il 2014 per il 2015, ancora una volta.
L’Enkutatash, traducibile come “dono di gioielli”, segna la fine dell’anno etiope, anno diviso in 13 mesi, il cui tredicesimo mese è composto da 5 giorni (6 giorni quando l’anno è bisestile). Questa differenza è dovuta al fatto che l’Etiopia non segue il calendario gregoriano ma ha un proprio calendario, di sette anni e 113 giorni indietro rispetto al nostro. Tornando all’Enkutatash, questa festività cade l’11 settembre (12 negli anni bisestili) verso la fine della stagione delle piogge. Il simbolo di questa festa è un fiore giallo, chiamato Adey Abeba. Questo fiore ci ha accompagnato in queste ultime settimane: l’Adey Abeba è il dono che la natura fa all’Etiopia alla fine della stagione dei monsoni, e nonostante non ci siano campi nella capitale, questi fiori decorano le strade, i vestiti e i capelli, tingendo l’intera città di giallo. Se la vigilia dell’Enkutatash ognuno la festeggia a modo suo; chi in chiesa, chi festeggiando, il primo giorno dell’anno deve essere celebrato in famiglia.
Io e gli altri due civilisti, Giorgia e Federico, siamo stati ospiti delle ragazze e dello staff dello shelter di CVM di Addis Abeba. Insieme a loro, ci siamo sentiti come in famiglia: ci hanno accolto con il Doro wot, ovvero lo stufato di pollo che non manca mai durante le feste e che prende più di una giornata per essere cucinato, servito con l’injera e la popolarissima Mirinda da bere, e poi a chiudere il pranzo, il protagonista delle giornate etiope e italiane: il caffè, preparato però secondo la tradizionale cerimonia e servito con pop corn dolci. Nel mentre, in giro per la città, i bambini vendevano i loro disegni con auguri per l’anno nuovo, e bambine e ragazze, vestite tradizionalmente, cantavano e ballavano le canzoni dell’Enkutatash.
Ma mentre noi festeggiavamo a Addis, a Debre Markos lo staff di CVM, con l’università di Debre Markos, e diverse associazioni di giovani come Biruh Tesfa e Muday Youth Health Strengthen hanno organizzato con i ragazzi del progetto STREAM, che si occupa di bambini e ragazzi di strada, un festival per celebrare anche loro l’anno nuovo.
Insieme ai ragazzi del progetto hanno preparato insieme i piatti e le bevande tipiche dell’Enkutatash, per poi ballare e cantare le canzoni tradizionali di questa festa. Sia noi civilisti che i ragazzi di Debre Markos, non siamo stati lasciati da soli a festeggiare l’anno nuovo, la riprova che un anno passato insieme agli altri e per gli altri non può che essere un buon anno.
Arianna Boccamaiello
Volontaria SCU CVM Etiopia