Conferenza Internazionale sul Lavoro Domestico in Tanzania ed Etiopia
IL LUNGO VIAGGIO VERSO LA RATIFICA DELLA CONVENZIONE 189 DELL’OIL CONTINUA
Lo scorso 20 ottobre si è svolta online la Conferenza Internazionale “Creazione di una rete di supporto per le lavoratici domestiche in Tanzania e in Etiopia”, nell’ambito dell’omonimo progetto in corso nei due paesi, cofinanziato da CVM, Irish Aid e Apa, in collaborazione con i sindacati nazionali, i Ministeri del lavoro e degli Affari sociali e altri rilevanti uffici governativi nonché importanti partner della società civile.
Il progetto mira a garantire alle lavoratrici domestiche un lavoro dignitoso tramite il riconoscimento dei loro diritti come categoria lavoratrice, fino alla ratifica della Convenzione 189 dell’OIL da parte dei governi.
La conferenza, che avrebbe dovuto tenersi a maggio in Etiopia ma che è stata rimandata a causa della pandemia, ha fornito una panoramica aggiornata della situazione attuale sia in Tanzania che in Etiopia, fungendo da momento di riflessione sui risultati ottenuti e sulle sfide che restano ancora da affrontare. Si è voluto anche dare uno sguardo al contesto sudafricano, per comprendere quali sfide siano state affrontate e come siano migliorate le condizioni lavorative, in quanto la Convenzione 189 in Sud Africa è già in vigore da sette anni.
Tra i relatori che hanno riferito per la situazione in Tanzania figurano: Vicky Kanyota, Coordinatrice e Rappresentante regionale della Federazione Internazionale dei Lavoratori Domestici (IDWF); Said Wamba, Segretario Generale del Sindacato per il lavoro domestico (CHODAWU).
Per l’Etiopia hanno relazionato Heirut Abera, presidente della Rete Nazionale delle lavoratrici domestiche in Etiopia; Wogawehu, membro del Ministero del lavoro e degli Affari sociali e Rahel Ayele, Capo del Dipartimento delle donne del CETU, il sindacato nazionale etiope. L’energica voce di Myrtel Witboot, attivista per i diritti dei lavoratori domestici nonché Segretaria Generale del sindacato per il lavoro domestico sudafricano (SADSAWU) e presidente della Federazione Internazionale dei Lavoratori Domestici (IDWF), ha invece dato testimonianza del lungo iter che ha portato dapprima alla ratifica della Convenzione 189 e poi all’implementazione delle leggi sul lavoro domestico in Sud Africa. Infine Yvonne O’Callaghan, portavoce dei Diritti dei lavoratori per il Situ, il più grande sindacato irlandese, ha sostenuto l’importanza della cooperazione e della solidarietà internazionale.
Tra i risultati raggiunti si annovera la presa di coscienza dei diritti, del valore e della dignità delle lavoratrici domestiche attraverso campagne mediatiche che mirano a toccare sempre più pubblico possibile, sia tra la società civile che tra le lavoratrici e le loro stesse famiglie, molto spesso ignare delle condizioni inumane che il lavoro domestico comporta. Cruciale è risultato l’aspetto della formazione di attiviste e rappresentati di categoria in grado di far sentire la propria voce, di manifestare e di portare le loro richieste sulle scrivanie del governo. Importante è stata la costruzione di una rete di supporto tra associazioni locali, sindacato, enti nazionali ed internazionali che punti a raggiungere sempre più membri al fine di accompagnare queste donne all’emancipazione, tramite anche percorsi formativi per l’acquisizione di maggiore competenza e professionalità.
In Tanzania si contano ben 42 associazioni di lavoratrici domestiche nella sola Dar Es Salaam, e negli ultimi tre mesi, nonostante il diffondersi della pandemia, 300 lavoratici hanno ottenuto normali contratti di lavoro con un buon salario.
In Etiopia sono 33 le associazioni affiliate con 5177 membri, di cui circa 1593 hanno ottenuto un regolare contratto. Il fondamentale ruolo di supporto della rete si è soprattutto palesato negli ultimi mesi, quando a causa del Covid-19, gran parte di queste donne hanno perduto il posto di lavoro sia nelle loro patrie che all’estero, vedendosi costrette a rimpatriare a mani vuote.
Myrtel Witboot, attivista sudafricana, ha dato testimonianza del lavoro svolto in Sud Africa, dove grazie ad un fervido attivismo e al supporto internazionale, già nel 2011 è stata presentata una Legge sul lavoro per le lavoratrici domestiche e nel 2013 è stata ratificata la Convenzione 189 da parte del governo. Al momento le lavoratrici domestiche sudafricane hanno un normale contratto lavorativo al pari degli altri lavoratori. Più recenti lotte, portate fin davanti alla Corte di Giustizia, hanno visto l’ottenimento di un indennizzo per malattia e infortunio sul lavoro, nonché l’accesso al minimo salariale.
In Etiopia e in Tanzania, tuttavia, ancora non è stata stilata alcuna Legge sul lavoro che regolamenti il lavoro domestico, né tanto meno è stata approvata la Convenzione 189 dell’OIL da parte dei governi. La rete insieme ai suoi affiliati a livello locale, nazionale ed internazionale, con il supporto tecnico-finanziario di organismi di cooperazione internazionale come CVM, si impegna nel continuare a sensibilizzare la società civile col fine di persuadere le alte sfere governative, perché una legge prima ancora di essere scritta su un pezzo di carta deve partire dal basso, dalle circostanze che la richiedono e dalla realtà sociale in cui deve andare ad applicarsi.
L’obiettivo è dunque quello di raggiungere sempre più lavoratrici domestiche e renderle consapevoli del loro diritto ad un salario equo, ad avere giorni di ferie, ad un ambiente lavorativo dignitoso e sano, ad essere trattate con rispetto e ad essere riconosciute come categoria professionale. Bisogna farle uscire dalle quattro mura domestiche che fino ad oggi le ha tenute nascoste e farle diventare parte attiva e integrante delle società in cui hanno il diritto di vivere.