Da lavoratrice domestica migrante a presidente dell’associazione delle lavoratrici domestiche Mulutesfa
La storia di Tena – Mi chiamo Tena Zena, sono la presidente dell’Associazione delle lavoratrici domestiche Mulutesfa.
Ho 26 anni e sono ancora nubile. Vivo nella regione di Amhara, nella provincia orientale di Gojiam, in una città chiamata Debra Marcos. Ho due fratelli – una sorella e un fratello. Sono orfana; ho perso mio padre quando avevo appena un anno d’età.
La situazione economica della mia famiglia è sempre stata precaria. Mia madre si guadagnava da vivere vendendo verdure lungo la strada e al mercato. Ancora oggi porta avanti questa attività e vive una vita di stenti.
A causa delle nostre condizioni economiche all’età di 11 anni ho cominciato a lavorare come lavoratrice domestica da mia zia. Quando vivevo con la zia, lei non mi pagava ma mi mandava a scuola: pagava le tasse e i materiali scolastici, provvedeva alle mie cure mediche e al mio vestiario. Finite le superiori, ho intrapreso gli studi nell’ambito delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) presso il Technical and Vocational Education College di Debra Marcos e ho ottenuto una certificazione ICT di 4° livello.
Conseguito il diploma, ho avuto il mio primo contratto di lavoro come impiegata statale, occupando la posizione di segretaria in ambito amministrativo. Ma nel bel mezzo della mia carriera mi sono ammalata. Mia madre vedendo quanto soffrissi mi portò in un monastero per benedirmi con l’acqua santa. Una volta guarita dalla malattia tornai al lavoro ma il mio capo si rifiutò di riassumermi, non accettando il fatto che mi fossi dovuta assentare.
Non avevo alternative: mi procurai una lista di paesi arabi, avviai le procedure e partii per Beirut.
Vivere in Arabia non faceva per me. Tra le tante difficoltà che dovetti sopportare, soffrii addirittura la fame. I miei datori di lavoro non mi davano cibo. Ricevevo da mangiare una volta al giorno e solo di notte. Fu davvero straziante per me. Riuscii a sopravvivere a forza di mangiare pomodori crudi. Il mio capo mi obbligava anche a fare attività extra nelle case di parenti e vicini.
Dopo un anno che ero in Kuwait, mentre stavo facendo le pulizie in casa, all’improvviso ebbi un cedimento e caddi a terra, urtando terribilmente la schiena. Andai in ospedale e dove mi curarono a mie spese. Tuttavia non mi guarii del tutto, avrei voluto continuare a curarmi ma i soldi non mi bastavano. Così, spinsi per tornare in Etiopia. Una volta a casa non avevo di che vivere. Il mio datore di lavoro non mi aveva pagato gli ultimi sei mesi di servizio. La mia malattia si aggravò, ero completamente sola nell’affrontare una miriade di problemi. Nessuno mi aiutava con le cure mediche e neanche per sopravvivere alla giornata.
Ero piena di rabbia e di dolore, psicologicamente distrutta. Persi del tutto la speranza, mi crogiolavo dicendo a me stessa che avrei preferito morire piuttosto che vivere in quel modo. Chiesi aiuto all’Ufficio amministrativo della città in cui vivevo per tirarmi fuori da quella situazione. Non riuscii a trovare alcun supporto; ma mi fecero entrare a far parte dell’Associazione delle Lavoratrici domestiche Mulutesfa.
Fortunatamente, l’Associazione Mulutesfa e CVM selezionarono 10 ragazze tra i membri, dando loro una formazione professionale con un budget iniziale di 45.000 birr etiopi. Così ho cominciato a lavorare nel gruppo IGAs. Dopo poco, a Debra Marcos ho ottenuto un lavoro a tempo determinato come codificatrice di dati, che è la mia reale professione, ricevendo un salario mensile di 2.000 birr e ho anche la lavanderia in casa! Nel tempo libero lavo i miei vestiti.
Adesso sto bene.
CVM/APA ci hanno assistito in molte cose: ci hanno coordinato, ci hanno messo in contatto con le autorità locali e la rete sociale della gente del posto; ci hanno educate e formate professionalmente; ci hanno permesso di intraprendere delle piccole attività economiche; ci hanno mostrato la strada da percorrere verso i nostri diritti: il raggiungimento di accordi contrattuali, l’acquisizione di una competenza professionale e molte altre cose. Siamo contenei di essere sempre in contatto con la Federazione Internazionale dei lavoratori domestici (IDWF) e di collaborare insieme.
La IDWF sta facendo cose preziose per la nostra Associazione, alcuni dei nostri membri sono stati coinvolti in formazioni ed esperienze di scambio in tutto il continente; la IDWF e CVM/APA ci aiutano quando siamo in difficoltà, siamo contenti che il loro obiettivo è quello di supportarci sempre.
La mia esperienza mi è servita per capire che non voglio mai più tornare in un paese arabo. Consiglio le lavoratrici domestiche e le altre ragazze di rimanere qui e di non fuggire nei paesi arabi. Dal 2018 sono a capo dell’Associazione Mulutesfa, e sto ottenendo il mio primo diploma in management.
Sono a conoscenza delle strategie per fronteggiare il Covid-19, ne sto coordinando la prevenzione, la mobilitazione attraverso la radio, i media e l’applicazione delle regole per difendersi dal virus. Sono molto grata per il supporto di CVM/APA e della IDWF che ci hanno donato materiale sanitario come sapone, igienizzanti e altri beni di prima necessità come riso, olio, farina, mascherine, podcast (materiale informativo) e un gruppo di consulenti per il Covid-19.
Grazie davvero tanto per avermi dato questa grande opportunità.
Tena Zena – presidente dell’Associazione per le Lavoratrici domestiche Mulutesfa
Laura Vallesi