Diario di un viaggio: Elisabetta e la sua famiglia a Debre Markos con le housemaids e gli orfani di strada
Questa è solo una piccolissima e molto faticosa selezione delle immagini raccolte nel viaggio in Etiopia con tutta la famiglia, Beatrice e Emma comprese. Scrivere e trasmettere ciò che abbiamo visto e soprattutto “sentito” in Etiopia è molto difficile, posso solo raccontare alcuni incontri che ritengo più significativi per il lavoro del CVM in Africa, ma soprattutto per tutti noi che viviamo fagocitati in questa società così vorticosa e molto lontana dall’essenziale. Vedere e soprattutto ascoltare le storie da chi realmente le ha vissute e le vive ti restituisce una dimensione diversa delle cose che fai.
Prima di tutto, e questa non è solo retorica banalità, la sproporzione delle opportunità e delle risorse disponibili rispetto alle nostre non si può più tollerare, soprattutto se guardi con i tuoi occhi le conseguenze di questa distanza abissale; è facile dire: in “quei” paesi non sono capaci, i governi sono corrotti (perché in Italia è così diverso ???), in realtà posso dire che il viaggio in Etiopia rappresenta un “ponte” tra due mondi apparentemente lontani, ma in realtà così vicini, in cui il lavoro di formazione e informazione del CVM è tangibile, concreto !!!
Posso raccontare solo due degli episodi simbolo di quanto sia importante il lavoro di educazione e formazione nei confronti delle donne e il sostegno delle famiglie attraverso attività di microcredito.
Ciò che voglio raccontare, se riesco a farlo senza tralasciare le emozioni più forti, è ciò che abbiamo visto e sentito nelle aree rurali vicino a Debre Markos, 300 km a nord di Addis Abeba, in compagnia dell’Associazione di Housemaids (domestiche) sostenuta da CVM, storie così tristi e forti che non si riescono ad immaginare se non le senti di persona dalle voci di chi le vive. Una ragazza di diciassette anni, domestica, quando mia figlia Beatrice ha risposto “Grazie” in Amarico, è scoppiata in lacrime per la gioia che la sua storia fosse ascoltata da noi. Anch’io sono scoppiata a piangere perché non si può accettare che una ragazza adolescente, che lavora 24 ore al giorno come domestica, venga violentata, resti incinta e guadagni 3 birr al mese, la moneta locale, l’equivalente di 15 centesimi di euro !! Ciò che fa impressione è il numero di queste storie di “schiavitù”, così le definirei.
Sono tante le storie che abbiamo ascoltato, ma ciò che resta su tutto è che, attraverso il lavoro del CVM, queste ragazze, riunite in associazione, possono incontrarsi, uscire dalle case in cui lavorano e conoscono i loro diritti !
Un’altra storia è simbolica perché rappresenta concretamente il riscatto di una famiglia grazie alla dignità che un lavoro ti dà: abbiamo visitato a Dangla, sulla via di Bahir Dar, una famiglia supportata dal CVM, composta da 4 bambini, il più grande di 14 anni. I bambini, a causa della povertà estrema della famiglia, erano diventati per un periodo di tempo bambini di strada, senza andare a scuola e vivendo di espedienti. Grazie al supporto del CVM il padre ha aperto un piccolo negozio, la famiglia si è ricostituita. Da mamma non riesco ad immaginare che cosa possano aver provato quei genitori ad aver lasciato per un certo tempo quei bambini.
Emma e Beatrice sono state forti e piene di entusiasmo nel seguire i ritmi che questo itinerario ha imposto: è stato bello vederle disegnare e giocare in mezzo ai bambini dell’associazione “Berhu Tesfa”, che si sono meravigliati perché, alla fine di una gara di disegno, è stato regalato loro un sapone per lavare i vestiti…
Elisabetta Baldassarri