By adminFebbraio 28, 2019
Dignità per donne come Sisay
La schiavitù moderna delle lavoratrici migranti: domestic workers
Ci sono storie di donne che purtroppo ancora oggi rimangono nascoste. Storie di ingiustizia, di violenza, storie che parlano di una moderna forma di schiavitù a cui non viene data voce. Storie di donne a cui non viene data dignità.
Sono donne come Sisay, Rakiya: lavoratrici migranti, “domestic workers”. Bambine e donne che avevano dei sogni ma hanno vissuto un incubo.
Le donne che rimangono chiuse in questo silenzio, oggi non hanno più voce, non hanno più un volto.
Per questo oggi ti chiediamo di non restare anche tu in silenzio. Ti chiediamo di dare voce a chi non ce l’ha. Scegli di ridare un volto e dignità alle storie di tante donne.
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In Africa sono circa 10 milioni le donne che attraverso i corridoi di migrazione interna si trovano inghiottite in una vera e propria forma di schiavitù. In Etiopia e Tanzania dove operiamo, si stimano siano oltre 1 Milione le bambine e le donne senza più alcun diritto. Il Libano ed Arabia Saudita sono le principali destinazioni per le lavoratrici domestiche etiopi. Per questo CVM da assistenza e protezione a donne etiopi migranti in quel paese. In Etiopia non esistono servizi statali di assistenza al re-inserimento delle migranti nei loro contesti di origine. L’80% delle migranti fuggite dai datori di lavoro libanesi rimpatriano. Il rischio però di ricadere vittime del mercato della tratta e di subire violenze è elevato: sono oltre 222 le agenzie di impiego con regolare licenza e 2.000 gli intermediari illegali.
Le donne che rimangono chiuse in questo silenzio, oggi non hanno più voce, non hanno più un volto.
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Nello scelter CVM di Addis Abeba sono da qualche giorno arrivate 2 donne dal Libano. Sisay e’ arrivata in forte stato confusionale. Non ricordava più chi fosse, che in Etiopia aveva una famiglia ed un bambino che l’aspettava. Era convinta di aver trascorso 2 anni a Beirut ma in realtà solo 4 mesi. Che cosa ha sofferto in Libano? Quali violenze ha subito? Quante ancora come Sisay devono vivere queste condizioni?
Dal 1978 CVM lotta per questo contro ogni forma di povertà e ingiustizia sociale, favorendo la sviluppo delle potenzialità di ogni essere umano. Insieme possiamo far uscire donne e bambine dall’ombra di abusi e povertà in cui sono confinate. Il loro futuro, è il futuro di ogni donna. La loro speranza, i loro diritti sono quelli di ogni donna. Possiamo oggi dar loro finalmente un’opportunità di riscatto.
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CVM ha per questo attivi dei progetti in Etiopia e Tanzania per dare voce alle donne, alle “domestic workers” costruendo programmi di re-inserimento nel contesto di origine, scolarizzazione assieme a borse di studio; provvedono alla formazione professionale e a corsi sul microcredito; creiamo reti di supporto, promuoviamo associazioni dove trovano la forza di sostenersi reciprocamente, confrontarsi, prendere consapevolezza dei loro diritti, acquisire fiducia e dignità. A questo CVM unisce anche un importante lavoro di formazione e sensibilizzazione dei rappresentanti delle istituzioni e dei loro datori di lavoro unite e azioni di lobbying verso il governo per la ratifica della convenzione ILO 198 che assicura ai lavoratori del settore domestico l’effettiva promozione e protezione dei diritti umani di questa categoria.
CVM ha aiutato solo nel 2018 oltre 2.000 donne con la creazione in Etiopia e Tanzania di oltre 30 associazioni.
Oggi Sisay grazie a CVM ha avuto un supporto psicologico ed è arrivata rasserenata nella sua comunità di Keteba dove ha potuto riconoscere e ricongiungersi con la sua famiglia. Sisay, Rakiya, Tena, Deborah sono solo alcune tra le beneficiarie, sono casi di successo che ci indicano però che la strada ancora da fare, è molto lunga. Molte donne infatti vivono ancora oggi una vita di inferiorità e impotenza.
Per questo oggi ti chiediamo di non restare anche tu in silenzio. Ti chiediamo di dare voce a chi non ce l’ha. Scegli di ridare un volto e dignità alle storie di tante donne.
Oggi il tuo aiuto darà forza per promuovere i diritti umani, sociali ed economici di donne e bambine: le “domestic workers”.