
Donne, violenza e resilienza: Tanzania ed Etiopia al centro del 25 novembre
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ci ricorda che la violenza di genere non è un destino inevitabile ma una violazione dei diritti umani che continua a segnare milioni di vite. In Tanzania, dopo le elezioni di ottobre 2025, il Paese è precipitato in un clima di repressione: svariate vittime, blackout di internet e scuole chiuse, secondo Human Rights Watch. In questo contesto, le donne subiscono una doppia violenza: quella politica e quella di genere. I dati di UN Women mostrano che una donna su tre in Tanzania ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita. Le testimonianze raccolte da organizzazioni locali parlano di madri e studentesse costrette al silenzio, ma anche di attiviste che continuano a chiedere giustizia e nonviolenza. In Etiopia, le cicatrici della guerra civile restano profonde: rapporti delle Nazioni Unite hanno documentato l’uso sistematico della violenza sessuale come arma di guerra nel Tigray, con migliaia di donne e ragazze vittime di stupri di massa.
Nel 2025, CVM – Comunità Volontari per il Mondo – ha intensificato il proprio impegno accanto alle comunità locali, offrendo spazi di ascolto, supporto psicologico e percorsi di empowerment per le sopravvissute. Ma la strada verso la giustizia è lunga: le donne etiopi continuano a chiedere verità e riconoscimento, mentre la comunità internazionale sollecita indagini sui crimini di guerra.
Il 25 novembre ricorda il brutale assassinio delle sorelle Mirabal nella Repubblica Dominicana nel 1960, simbolo della lotta contro la dittatura e la violenza di genere. È un monito universale: la violenza contro le donne non è un fatto privato, ma una questione politica e sociale che riguarda tutti. In Tanzania ed Etiopia, le donne resistono e ricostruiscono, trasformando il dolore in forza.
Il 25 novembre ci chiama all’azione: non basta indignarsi, occorre scegliere da che parte stare. Possiamo sostenere progetti di empowerment, amplificare le voci delle sopravvissute, denunciare ogni forma di violenza. Facciamo della memoria un impegno. Facciamo della giustizia un atto quotidiano. Facciamo della solidarietà la nostra risposta. E ricordiamo, in questa giornata, anche le lavoratrici domestiche, spesso invisibili e vulnerabili, che subiscono discriminazioni e abusi lontano dagli occhi della società. A loro va il nostro impegno concreto: difendere i loro diritti, garantire dignità e sicurezza, riconoscere il valore del loro lavoro.








