Esther, una sposa bambina che fugge al suo terribile destino
Le hanno mentito. Forse, per soldi. Forse sua madre l’ha venduta per comprare cibo per gli altri quattro figli. Le hanno raccontato che quel ragazzotto era suo zio e che l’avrebbe accompagnata a fare visita ad alcuni parenti. Quel ragazzo, in realtà, era il suo promesso sposo che di lì a qualche giorno l’avrebbe costretta ad unirsi a lui.
Esther ha 14 anni ed è nata in Tanzania, nel villaggio Kinyangiri, figlia della tribù Mag’ati. Il padre ha abbandonato lei, sua madre e gli altri quattro fratelli. Un giorno arriva lui a portarla via dalla sua famiglia. Uno sconosciuto, forse complice la madre per soldi, la trascina a Bagamoyo per sposarla, per sottoporla alle cerimonie di rito cui Esther, ignara fino a qualche giorno prima, si rifiuta inizialmente. Poi, costretta, accetta le nozze. Ma appena può scappa e cerca riparo in un altro villaggio, chiedendo aiuto a una famiglia che conosceva suo zio, che se avesse saputo sarebbe arrivato a salvarla. Ma questa nuova famiglia nasconde un nuovo pericolo per lei. Ancora, per la seconda volta, Esther la sposa bambina viene costretta ad unirsi in matrimonio con un altro uomo.
A questo punto Esther si rivolge direttamente alle autorità del villaggio. Ora, grazie all’intervento di CVM, Esther è libera e in attesa che la sua storia possa concludersi a lieto fine. Il caso è nelle mani della corte di Lugoba, in attesa di giudizio.
I “matrimoni precoci” sono le unioni (formalizzate o meno) tra minori di 18 anni. I tassi più elevati di diffusione dei matrimoni precoci si registrano nell’Asia meridionale (46%) e nell’Africa subsahariana, non a caso le medesime regioni del globo in cui sono massimamente diffusi altri fenomeni, come la mortalità materna e infantile, la malnutrizione, l’analfabetismo ecc. Sposarsi in età precoce comporta una serie di conseguenze negative per la salute e lo sviluppo. Al matrimonio precoce segue quasi inevitabilmente l’abbandono scolastico e una gravidanza altrettanto precoce, e dunque pericolosa sia per la neo-mamma che per il suo bambino. Le gravidanze precoci provocano ogni anno 70.000 morti fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono una quota rilevante della mortalità materna complessiva. A sua volta, un bambino che nasce da una madre minorenne ha il 60% delle probabilità in più di morire in età neonatale, rispetto a un bambino che nasce da una donna di età superiore a 19 anni. E anche quando sopravvive, sono molto più alte le possibilità che debba soffrire di denutrizione e diritardi cognitivi o fisici.
Le “spose bambine” sono innanzitutto ragazze alle quali sono negati diritti umani fondamentali: sono più soggette, rispetto alle spose maggiorenni, a violenze, abusi e sfruttamento. Inoltre, esse vengono precocemente sottratte all’ambiente protettivo della famiglia di origine e alla rete di amicizie con i coetanei e con gli altri membri della comunità, con conseguenze pesanti sulla sfera affettiva, sociale e culturale.