EX VOLONTARI CVM RITORNANO IN ETIOPIA DOPO 30 ANNI
Nelle ultime settimane, CVM Etiopia ha avuto il piacere di ospitare Giovanni Palamini, Arianna Cominelli e Elio De Boni, ex volontari per CVM.
L’esperienza di volontariato di Giovanni e Arianna inizia 40 anni fa ed è durata tre anni, per poi ripetersi nel 1993 una seconda volta, per un anno. Per Elio, la sua vita da volontario parte, invece, 35 anni fa.
Tutti e tre hanno fatto volontariato in Etiopia nella zona di Wolaita/Soddo, nel sud del paese.
Giovanni era coinvolto in un progetto idrico per scavare pozzi e montare pompe. Arianna, invece, era un’animatrice, ovvero aveva il compito di andare nelle scuole e tra le donne delle comunità per far capire l’importanza dell’acqua pulita. Un lavoro simile a quello svolto da Elio, il quale affiancava le attività di chi costruiva i pozzi andando nelle scuole e nelle kebele per spiegare le attività di CVM, soprattutto quelle sociali e agricole, occupandosi anche di un progetto di apicoltura e orticoltura con le donne.
Abbiamo chiesto loro com’è cambiata l’Etiopia rispetto a quando loro erano lì:
“È difficile dare una valutazione” – dice Giovanni- “questo viaggio in Etiopia è stato veloce, anche se è durato 3 settimane, ma si rischia sempre di vedere in superficie le cose, senza entrarci dentro. Prima di partire, come la prima volta, mi sono detto che non dovevo cercare differenze e soluzioni, e quindi ora che rientrerò, ripercorrerò mentalmente questo viaggio per capire quello che è stato.”
“Chiaramente c’è molto movimento” – risponde Arianna – “Le infrastrutture ci sono. Ma in campagna, sembra che sia rimasto tutto come una volta. Ovviamente bisognerebbe restarci di più per capire se c’è stato del cambiamento.”
Elio aggiunge: “Sì nelle città si vede un cambiamento, uno sviluppo c’è stato. L’energia elettrica è arrivata in tante zone. Trovi banche, servizi, trasporti. La popolazione è aumentata tantissimo, è la prima cosa che ti prende. Una volta non c’era tutta questa popolazione, adesso anche nelle città e cittadine è aumentata. Ma come diceva Arianna, quando siamo andati a vedere i progetti in campagna, lì le cose sembrano rimaste ferme. Sono cambiate perché ci sono meno tucul e più case con i tetti in lamiera, ma la gente vive allo stesso modo. Gli animali, i mercati, le stradine, le scuole sono tutti quanti come erano allora. Nel Nord c’erano dei militari in più, ma c’erano anche ai nostri tempi con il Derg, quindi dal punto di vista della sicurezza non è tanto diverso.”
Cosa vi ha colpito di più del vostro viaggio in Etiopia?
Giovanni: “La visita nel sud dell’Etiopia a Saula: abbiamo visitato un progetto nelle zone rurali, ho rivissuto il periodo che noi abbiamo passato qua. Come diceva Elio, sono cambiate le abitazioni, ma arrivare e incontrare in ogni angolo dei bambini è la cosa che ti colpisce di più.
Abbiamo fatto visita a un progetto acqua, abbiamo visto un serbatoio finito, abbiamo visto dove avviene la distribuzione, abbiamo incontrato la gente locale. Mi ha colpito molto quando una persona che non faceva parte del Kebele ci ha ringraziati per le attività che CVM sta portando avanti, sottolineando come l’acqua pulita sia per loro importante. Questo denota una crescita rispetto ai nostri tempi, in cui le persone facevano fatica a capire la differenza tra l’acqua che loro usavano rispetto a quella che noi gli proponevamo, acqua pulita che poteva essere la soluzione a tante problematiche e malattie. Questo veramente mi ha colpito.”
Arianna: “Come donna, quello che mi ha colpito è stato il discorso della condizione femminile, vedo poco cambiamento, la difficoltà del vivere quotidianamente della donna. Anche se adesso hanno più opportunità per la raccolta dell’acqua, il discorso dell’igiene, delle latrine, e tutti i discorsi dietro mi sembrano ancora non a portata delle persone.”
Elio: “Sì, certo, il nostro viaggio nel Sud è stato quello che ci ha colpito di più perché erano le zone che conoscevamo e dove ci sentivamo a casa. Nelle attività che il CVM ha fatto, abbiamo notato che grazie al lavoro di preparazione dei progetti, è molto migliorato il rapporto con le autorità locali. L’handover, la gestione che si lascia alla woreda, sia in fase di progettazione e realizzazione che si fa ora è migliorato. I rapporti con le autorità, le università e i centri di formazione sicuramente aiutano sul territorio.”
Concludiamo l’intervista con le parole dei volontari:
Elio: “Bisogna essere attenti ad ascoltare e osservare, perché nonostante noi avessimo trascorso alcuni anni qua, quando ti trovi di fronte a certe realtà, non è facile comprendere alcuni atteggiamenti e usanze, se non hai conoscenza della cultura locale. In altri casi, nel momento in cui noi andiamo a condividere con loro, provi una gioia immensa. Nonostante il poco che ti possono dare, quello che ricevi è tantissimo.
Ti senti in un ambiente familiare anche se li hai conosciuti da poche decine di minuti. Quando ti ospitano in casa, con il loro sorriso, la loro ospitalità, il loro modo di fare, a noi non resta solo che guardare, ascoltare e apprezzare.”
Giovanni: “Da quando siamo rientrati, 40 anni fa, siamo partiti con CVM e siamo rimasti legati a CVM, fino a tuttora, e continuiamo la raccolta fondi nel nostro paese. Noi abitiamo in un paesino in provincia di Bergamo, con 2700 abitanti, e il nostro lavoro è lì.
Un ringraziamento va alla curiosità che le persone hanno verso di noi, e la fiducia che ci danno. Noi non facciamo altro che riportare i racconti di quello che CVM porta in Etiopia e della situazione che l’Etiopia vive.
È un ringraziamento che vogliamo dare alle persone che ci aiutano, e che speriamo continuino a percorrere questo cammino di solidarietà.”
Intervista condotta da Arianna Boccamaiello
Volontaria SCU CVM Etiopia