Il futuro nelle mani delle donne
di Asmae Dachan
Uguaglianza di genere, linguaggio inclusivo, pari opportunità: sono tutte espressioni che vengono usate per indicare un indirizzo, quello dei diritti delle donne, verso il quale molte società stanno lavorando con grandi energie.
Il Vecchio Continente è un grande laboratorio di questi diritti. Nelle diverse nazioni le donne affrontano sfide e difficoltà di vario genere, legate alla povertà, all’analfabetismo, al despotismo, alle guerre. Nei contesti dove i diritti umani delle popolazioni sono violati, sono proprio le donne a pagare il prezzo più alto. Subiscono non di rado violenze, fisiche e psicologiche, e sono esposte al rischio della tratta. Non hanno assistenza medica, né legale e questo le espone a una serie di pericoli che ne minacciano l’incolumità. Un recente rapporto della Ong Human Rights Watch ha denunciato il perpetrarsi di abusi sessuali sistematici sulle donne in Tigray, Etiopia. Per loro nessuna giustizia.
Anche nelle nazioni dove i diritti umani sono maggiormente tutelati, come in Tanzania, il cammino la parità è ancora molto lungo. La tanto attesa adozione della convenzione internazionale ILO 189 sul lavoro dignitoso, di cui beneficeranno le lavoratrici domestiche, dovrebbe arrivare a settembre. Associazioni, sindacati, attivisti e le domestic workers stesse aspettano con ansia. Non sarà un atto formale a cambiare il loro destino, ma la ratifica potrebbe rappresentare una pietra miliare per la tutela delle professioniste dei lavori di cura, domestica e non solo. Sono diverse centinaia di migliaia le ragazze e le donne tanzaniane che, in Patria e nei Paesi del Golfo, ma anche in Libano, sono coinvolte nel settore. Se a settembre si riuscisse davvero a realizzare questo passo in avanti, per molte si realizzerebbe un sogno.
I diversi Paesi africani, con le loro popolazioni composte per lo più da giovani, che lottano per la promozione e la tutela dei propri diritti umani, rappresentano una speranza anche per altri Paesi, in particolare nel sud del mondo. Il cambiamento è possibile e si costruisce dal basso e le donne, questo lo sanno. Nelle nazioni dove opera CVM, ad esempio, fioriscono associazioni di donne e sempre più persone si iscrivono ai sindacati. Mano nella mano, giovani e meno giovani si aiutano a vicenda a uscire dal tunnel della povertà, dell’isolamento, degli abusi. A volte sono proprio le ragazze a trainare i gruppi, coinvolgendo le persone più adulte che magari hanno smesso di credere in se stesse e in un possibile cambiamento. Le loro voci vanno ascoltate, le loro richieste accolte. La politica, locale e internazionale, non può continuare a ignorarle. Del benessere dell’Africa gioveranno anche gli altri continenti, è innegabile, e proprio la crescente presa di coscienza da parte delle donne segnerà il passo. Questa certezza viene proprio dall’aver incontrato e ascoltato le giovani donne africane in Tanzania ed Etiopia, che sanno che insieme sono una forza pacifica e costruttiva.