Il Re umile e pacifico
di Asmae Dachan
“Gesù è entrato in Gerusalemme come Re umile e pacifico: apriamo a Lui i nostri cuori! Solo Lui ci può liberare dall’inimicizia, dall’odio, dalla violenza, perché Lui è la misericordia e il perdono dei peccati”. Sono le parole che Papa Francesco ha pronunciato durante l’omelia del 24 marzo scorso.
Parole più che mai attuali, visto il complicato scenario internazionale caratterizzato da guerre, violazioni dei diritti umani, attentati e violenze di vario tipo. Viviamo in tempi bui, dove la vita umana viene sacrificata con facilità sull’altare del potere, dove spesso l’inimicizia e l’odio dettano i comportamenti degli uni verso gli altri.
Il Pontefice cita la martoriata Terra Santa, in particolare la città di Gerusalemme, luogo caro alle religioni abramitiche, troppo spesso teatro di scontri e prevaricazioni. La Terra Santa dove ci si prepara a vivere una Pasqua di dolore e sofferenza. Solo dopo cinque mesi di violenze il Consiglio di Sicurezza ha finalmente votato (con l’astensione degli Stati Uniti) una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, mentre da settimane i bambini vengono lasciati morire di fame a causa del blocco agli aiuti. Il tutto raccontato in diretta, con gli occhi del mondo puntati addosso. Una strategia, quella dell’assedio, che non è nuova purtroppo ed è stata già applicata in altri conflitti, non ultimo quello del Tigray, che nel silenzio mediatico ha visto oltre 500mila vite spezzate.
Quel “Re umile e pacifico” di cui parla Papa Francesco è un modello che dovrebbe ispirare l’umanità tutta, credente e non credente. È interessante che l’aggettivo umile venga anteposto a pacifico, quasi a significare che l’umiltà, il mettersi alla pari degli altri, sia la premessa per un atteggiamento pacifico, perché permette di guardare le persone negli occhi ed entrare in empatia. Guardare all’altro come un pari, come un fratello, spinge a voler costruire insieme e non distruggere, a tutelare e promuovere la vita anziché metterla in pericolo, ad avere rispetto e considerazione, gettando ponti verso gli altri e non ad avere pregiudizi e odio, che innalzano muri.
Con questo spirito si accoglie la Pasqua in tutta la profondità dei suoi significati, auspicando una rinascita dello spirito e della fraternità, che porti le donne e gli uomini di buona volontà a impegnarsi per la giustizia e la pace.