Il tempo non è perso se lo doni a chi ha bisogno (Serena Morelli dopo 1 anno di servizio civile a Bagamoyo, Tanzania)
Ed ecco passato un mese dal mio ritorno in Italia, un mese in cui ti fermi a riflettere, a cercare di decifrare tutto ciò che hai visto e vissuto per un anno, a cercare di convincerti che in Africa ci sei stata veramente, perché quelle donne che vedi in foto, perché quelle storie che senti, perché quei numeri ora sono persone, sono nomi.. perché quel desiderio che avevi da una vita si è realizzato, e ora è passato troppo in fretta e ti ha lasciato dentro un vuoto, che si riempie di lacrime ogni volta che senti parlare di Africa.
E’ stato duro partire, rialzarsi e camminare in una nuova terra.. è stato duro sapere i miei affetti lontani.. è stato duro pensare che avrei “saltato” un anno di vita italiana.. è stato duro scoprirsi bianca, fuori e dentro.. è stato duro andare oltre i pregiudizi, che non pensavo di avere, per ritrovarsene vittima.. è stato duro passare 3 mesi ad osservare senza avere la minima consapevolezza di cosa avvenisse intorno a me.. è stato duro allargare le proprie categorie mentali e capire che il mondo era ben lontano dalla finestra di casa..
Non è sempre stato semplice..
MA…
è stato facile innamorarsi della Tanzania e delle persone che la rendono così speciale..
è stato facile lasciarsi trasportare dai loro ritmi ed iniziare a ballare con loro..
è stato facile dare loro fiducia, per poi perderla, e riacquistarla di nuovo..
è stato facile condividere il buio e il silenzio senza sentirsene sopraffatti..
è stato facile credere di poter cambiare il mondo, per poi accorgersi che erano loro che cambiavano me..
è stato facile piangere per le persone che vedevi sparire intorno a te, per poi capire che non era “giusto” farlo..
è stato facile ammalarsi di malaria, togliere un animale dal piede con un bastoncino e sentirsi finalmente un po’ meno straniera..
è stato facile ritrovarsi a piedi scalzi, bagnati dalle acque dell’oceano per lasciarsi trasportare dalle maree.. è stato facile innamorarsi dei rossi tramonti e scoprire che la Creazione e la Natura esistono ancora..
è stato facile condividere gesti veri, ma sinceri, gesti che credevi non potevano più essere concepiti..
è stato facile farsi prendere per mano e giocare insieme senza comprendere una parola..
è stato facile tornare a vivere seguendo i ritmi della natura e ringraziare il cielo perché finalmente era tornata la pioggia..
è stato facile farsi inebriare dai profumi, camminare tra antichi resti e ritrovarsi nella culla dell’umanità..
Ed ora?
Ed ora, superato il ritorno in Italia, tutto sembra così stretto, a volte soffocante; tutti sembrano non capire e non riuscire a guardare oltre; tutti sembrano bloccati nella propria routine e nei propri problemi.. senza una prospettiva, senza un perché..immersi in una vita che non vogliono, ma che non hanno la forza di cambiare.. ma è proprio qui, tra una corsa e l’altra, che ritrovi la bellezza di un sorriso, il calore di un abbraccio, l’emozione di una canzone, la gioia di dare se stesso.. è qui che un gesto gratuito diviene ancora più duro, è qui che il senso del donarsi e del servizio sono un impegno quotidiano riservato a pochi.. pochi pazzi che hanno ancora la forza di credere che non ci si può accontentare, che le mani bisogna sporcarsele prima di poter criticare, che le parole servono a poco se non sono seguite dall’esempio personale, che il tempo non è perso se tu lo doni a chi ne ha bisogno, che un anno di Servizio Civile in Tanzania non è stato la scelta di una ragazza incosciente che voleva scappare dalle sue responsabilità, ma una scelta consapevole: la fortuna di poter dedicare un intero anno della propria vita al prossimo, dalle mie compagne di strada, ai bambini che riempivano casa, alle donne che incontravo ogni giorno lungo il mio cammino.
La mente vola lontano, ogni azione ora ti riporta indietro nel tempo e nello spazio, tornare con i piedi per terra non è semplice. Riprendere le solite abitudini, dare di un nuovo un senso al tutto, dare un nuovo perché al mio essere qui ed ora.. dare un perché al mio essere bianca in un paese “sviluppato”.. Dare un perché alla realtà che mi circonda, una realtà che non condivido, di cui non mi sento parte, ma di cui sono il perfetto paradigma.
Tutti i colori a cui i miei occhi si erano ormai abituati, non mi circondano più, i toni accesi hanno lasciato il posto al grigio e nero, ma comincio a intravedere qualche sfumatura, qualche accenno di luce, qualche gradazione che va attenuandosi, lasciando spazio a nuove tinte.
Saranno le “lenti colorate” con cui adesso ho deciso di vedere il mondo, ma ora sembra l’alba di un nuovo giorno.
Il racconto “Toni e sfumature” di Serena Morelli fa parte della raccolta “L’Italia migliora. Storie per il cambiamento”