Il volontariato internazionale
Cooperazione è agire motivati dal fatto che ogni relazione è significativa, tanto più se amplia gli orizzonti fino all’universale, e consapevoli dei bisogni di ciascuno di fronte all’altro. Nessuno è solo donatore o ricevente, si coopera riconoscendo di aver bisogno dell’altra persona, dell’altro popolo, dell’altra Chiesa. Gli stessi migranti in qualche modo soddisfano propri bisogni e rispondono ai nostri.
Il Volontariato nasce dalla comprensione che occorre condividere assieme i problemi, rispondendo ai bisogni con competenza e professionalità, ma con una logica di corresponsabilità e condivisione, personale e comunitaria.
Quella del volontario è una scelta personale ma sempre inserita in una prospettiva comunitaria di cui l’individuo diventa in qualche modo “ambasciatore”. Il volontario è una persona che fa delle scelte personali, individuali, è qualcuno che decide di organizzare la propria vita guardando l’altro, sempre, costantemente: “la scelta dell’anima, il voler organizzare la propria vita in funzione dello sguardo sull’altro”. “Il volontario è colui che ha la capacità di trasformare un’emozione: l’istinto, la tensione a condividere, accompagnare, conoscere, partecipare e la trasforma in un sentimento duraturo, cioè un comportamento nell’accompagnamento, nella condivisione.” (Luis Badilla).
“L’apertura ad un “tu” in grado di conoscere, amare e dialogare continua ad essere la grande nobiltà della persona umana.” (LS 119). Sono appunto questi i quattro verbi, insieme a “servire”, con cui si declina la parola “volontario”.
Se non ci può essere Volontariato senza la scelta individuale e personale dell’individuo, allo stesso tempo senza la dimensione collettiva il volontariato manca della sua capacità trasformativa, dell’utopia verso cui tendere, della visione antropologica da realizzare ed è permeato dalle esigenze personali di auto-realizzazione.
Il volontario internazionale è manifestazione di solidarietà tra individui e tra comunità, di universalità e di pace, di disponibilità e di servizio, del primato dell’amore e della carità. Professionalità e competenze tecniche dei volontari non bastano, da sole, a giustificare l’ invio di persone anche se rimangono elemento portante degli interventi promossi da CVM. Idealità e professionalità sono le due componenti da valorizzare in reciproca sintonia vivendole con pari preoccupazione.
Vogliamo ricordare per questo il recente e importante riconoscimento ad Annalisa Ubertoni che è stata fra i 33 insigniti dal Presidente Mattarella per la sua dedizione nell’accoglienza e nel promuovere l’integrazione degli stranieri. Con Annalisa abbiamo condiviso un pezzo di strada quando lei è stata volontaria presso il progetto CVM in Zambia e siamo felici che quell’esperienza abbia segnato la sua vita portandola a ben più importanti impegni e traguardi. Questa la sua testimonianza “Un pezzo di strada importante che ha cambiato radicalmente il mio “punto di vista”, che ha spazzato pregiudizi e che mi ha confermato che dell’Africa non conoscevo nulla. Un pezzo di strada importante perchè non mi ha lasciato addosso “Il mal d’Africa” ma una sana inquietudine di voler continuare il mio impegno di volontaria laddove la vita mi avrebbe portato. Per questo, condivido questo riconoscimento anche con il CVM e con tutte le persone con le quali ho fatto questo pezzo di strada e lo dedico particolarmente a tutti i volontari che si stanno preparando per partire con la consapevolezza che dall’Africa si riceve molto ma molto di più di quello che si dà.”
Naturalmente non possiamo non pensare a #SilviaRomano, una ragazza di 23 anni con i desideri ed entusiasmi della sua età. Da 2 mesi rapita in Kenya. Condividiamo la tristezza e la preoccupazione della sua famiglia e prendiamo le distanze dal coro d’insulti che si è sviluppato sui social, non degno di una società cosiddetta, civile.