Imparare per una pace duratura
di Asmae Dachan
“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.” Malala Yousafzai
Il 3 dicembre 2018, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha approvato una risoluzione che dichiara il 24 gennaio Giornata internazionale dell’istruzione. Successivamente, il 24 gennaio 2019, è stata celebrata la prima Giornata internazionale dell’educazione.
Il tema scelto per l’edizione di quest’anno, la sesta, è “Imparare per una pace duratura”. Un tema, quello della pace, più che mai attuale, considerando le atrocità della guerra commesse in Palestina, in Ucraina, Siria, Etiopia, solo per nominarne alcune. La giornata internazionale dell’educazione di quest’anno mette in risalto il ruolo che l’istruzione e gli insegnanti svolgono nella lotta all’incitamento all’odio. Considerando che un quarto dell’umanità – due miliardi di persone – vive in aree colpite da conflitti, questo tema è particolarmente rilevante. L’hate speech è un fenomeno che negli ultimi anni è cresciuto a dismisura con l’utilizzo dei social media, danneggiando il tessuto delle nostre società.
L’Unicef Italia ricorda che oltre 600 milioni di bambini in tutto il mondo non riescono a raggiungere i livelli minimi di competenza in lettura e matematica, anche se due terzi di loro frequentano la scuola. Per i bambini che non vanno a scuola, le competenze fondamentali in lettura e matematica sono ancora più lontane. “L’istruzione inoltre è fondamentale per i bambini che vivono nelle emergenze perché contribuisce a restituire loro un senso di normalità e a superare i traumi”, sottolinea l’Unicef. Nella Striscia di Gaza, ad esempio, nessuno dei 625.000 studenti di Gaza ha avuto accesso sicuro all’istruzione dal 7 ottobre. Oltre 370 scuole, ovvero il 75% di tutti gli edifici scolastici, a Gaza sono state danneggiate o distrutte con conseguenze per 432.571 studenti (52% ragazze) e 16.209 insegnanti. Circa il 90% degli edifici scolastici sono stati utilizzati come rifugi per sfollati interni e/o hanno subito danni, la cui gravità varia da lieve (128 scuole), moderata (110 scuole), grave (96 scuole) e distrutta (8 scuole).
Secondo i dati della Banca Mondiale, nell’Africa sub-sahariana, solo il 2% dei bambini sotto i cinque anni cresce con tre o più libri per bambini in casa. Genitori e tutori con bassi livelli di alfabetizzazione potrebbero non essere consapevoli di come possono supportare l’apprendimento dei propri figli con attività di lettura. In alcune lingue ci sono pochi (o nessun) libro disponibile, il che significa che i bambini non possono esercitarsi a leggere in una lingua che conoscono. Questi problemi hanno conseguenze per tutta la vita: il 70% dei bambini nei paesi a basso e medio reddito non sono in grado di leggere e comprendere un passaggio appropriato all’età entro il loro decimo compleanno (una situazione che chiamiamo povertà di apprendimento). La povertà di apprendimento spreca il potenziale dei giovani, ha un impatto sulla futura forza lavoro e, in definitiva, erode la crescita culturale ed economica dei diversi Paesi.
Da questa fotografia emerge in modo evidente quanto sia urgente e necessario, a livello internazionale, un intervento in favore della diffusione dell’istruzione su tutti i livelli. È importante impegnarsi per garantire ai minori che vivono in condizioni di maggiore disagio e vulnerabilità la possibilità di istruirsi. Solo l’istruzione, infatti, libera dalle catene dello sfruttamento e del condizionamento e permette di guardare al futuro con spirito costruttivo. Proprio con questa consapevolezza CVM – Comunità Volontari per il mondo si impegna a beneficio dei bambini di strada dell’Etiopia con il progetto Stream, riportandoli a scuola e difendendo i loro diritti umani. Anche in Tanzania CVM ha un programma, L’Africa del domani, dedicato ai bambini e ai ragazzi, in particolare alle minori impegnate come domestic workers, per agevolarne il rientro a scuola. Come disse Nelson Mandela: “L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo.”