Indice Globale della Fame 2012 – I bambini i più colpiti
Dopo Roma e Milano, è stato presentato ieri a Torino, l'Indice Globale della Fame 2012 (Global Hunger Index 2012- GHI), il rapporto elaborato da Welthungerhilfe, dall'International Food Policy Research Institute e da Concern Worldwide. Lo studio analizza la situazione di oltre 120 Paesi, occupandosi di accesso alle risorse: acqua, terra ed energia. Il rapporto stabilisce che sono i bambini a essere i protagonisti. ll GHI combina tre indicatori: la percentuale di popolazione denutrita, il tasso di mortalità infantile e la percentuale di bambini sottopeso. Sebbene l’Indice mondiale della fame scenda dai 19,8 punti del 1990 ai 14,7 del 2012, l’Africa Sub-sahariana e l’Asia Meridionale mantengono valori elevati con 22,5 e 20,7 punti.
Dei tre indicatori utilizzati, due chiamano in causa l'età infantile, sottolineando come questi siano gli anni più vulnerabili alle carenze alimentari, e quindi a maggiore rischio di morte.
Il rapporto 2012 si occupa di scarsità delle risorse destinate alla produzione di cibo. Il suolo coltivabile è diventato un bene così prezioso che viene affittato, specie in Africa, per produrre beni destinati all’esportazione. È il cosiddetto land grabbing, l’accaparramento delle terre che negli ultimi dieci anni ha interessato una superficie pari a sette volte quella dell’Italia. La maggior parte delle acquisizione è avvenuta nei Paesi con alti livelli di denutrizione, dove la popolazione e il reddito nazionale dipendono dall’agricoltura.
“Il rapporto GHI 2012 ci aiuta a comprendere come la prospettiva di un mondo sempre più affamato non sia affatto ineluttabile” afferma Stefano Piziali (Cesvi). Sono già ampiamente disponibili strategie in grado di conciliare produttività e consumo sostenibile delle risorse anche in un contesto di cambiamento climatico. tali strategie richiedono però una migliore governance delle risorse naturali e degli investimenti in agricoltura, una riduzione dell’ineguaglianza tra uomini e donne (che ha effetti positivi sulla pressione demografica), una maggiore inclusione dei gruppi marginalizzati, il sostegno alle nuove linee guida volontarie per la gestione responsabile dei diritti di proprietà applicabili alla terra, alla pesca e alle foreste del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite e l’abbandono di sussidi alla produzione di biocarburanti.