La gratitudine
I primi giorni sono di assestamento, purtroppo il corpo regge meno della mente i cambi di alimentazione e clima, ci ritroviamo inserite nella realtà di CVM Etiopia, il lavoro c’è ed è tanto, e ci rimbocchiamo subito le maniche per farne parte.
Arriviamo a Addis Abeba alle 6 del mattino del 24 luglio, e in meno di ventiquattro ore passiamo dal caldo torrido italiano al freddo umido della capitale etiope. Il viaggio, come tutti i viaggi che ti cambiano la vita, è stato lungo ma il primo incontro con Addis Abeba ci ristora: le donne che alle prime luci dell’alba spazzano le strade, la foschia mattutina che tinge di celeste la città. I lunghi mesi prima della partenza hanno tolto allo shock culturale gli aspetti negativi e dato un desiderio di conoscere la cultura e le persone che vivono qui.
I primi giorni sono di assestamento, purtroppo il corpo regge meno della mente i cambi di alimentazione e clima, ci ritroviamo inserite nella realtà di CVM Etiopia, il lavoro c’è ed è tanto, e ci rimbocchiamo subito le maniche per farne parte.
Come civiliste ci occupiamo del progetto EMPOWERED, che coinvolge le lavoratrici domestiche che dall’ Etiopia migrano verso il medio oriente.
Il progetto offre loro uno shelter in cui stare nei giorni successivi al rientro, un supporto psicologico, corsi di formazione in competenze di vita e di management, affinché ottengano gli strumenti per riprendere in mano la loro vita ed è previsto anche un supporto economico nel caso vogliano aprirsi all’imprenditoria. Tuttavia, il progetto mira soprattutto a produrre un cambiamento sociale: le lavoratrici domestiche non sono considerate lavoratrici in quanto tali, non sono tutelate da alcuna legge sul lavoro, nonostante lavorino per tutto il giorno, siano sottopagate e siano spesso vittime di abusi da parte dei loro datori di lavoro. La grande sfida è quella di far tutelare il lavoro domestico dalla Labour Law etiope in modo che le lavoratrici domestiche possano essere libere di esercitare la loro professione, con tutti i diritti e doveri che sono riconosciuti al resto dei lavoratori.
Tra tutti i momenti vissuti e che meriterebbero di essere raccontati, decidiamo di raccontarne uno: eravamo nello shelter che ospita le donne e le ragazze vittime di tratta e/o di ritorno dai paesi arabi. Chiediamo di mangiare con loro, che non solo ci accolgono ma ci preparano anche la cerimonia del caffè.
Sono contente di averci a pranzo anche per un altro motivo: hanno preparato una sorpresa per Emo, la cuoca, che ogni giorno vediamo lavorare instancabilmente. Emo è un pezzo fondamentale dell’ingranaggio che muove lo shelter, e lo staff ha deciso di farle una torta e un regalo. Come ci spiega la nostra OLP ( Operatrice locale di progetto), Hiwot Ashenafi, Emo ha fatto tanto per tutte e ora è giunto il momento di ringraziarla: “Essere apprezzati fa sentire grati, e chi è grato, vuole fare di più.”
Decidiamo di praticare anche noi la gratitudine come un motto, soprattutto con chi fino a questo momento ci ha aperto le braccia e fatto sentire parte di qualcosa che fino al giorno prima non ci apparteneva.
Arianna e Giorgia
Volontarie SCU Tanzania