La Pace elusiva in Etiopia
La firma dell’Accordo di Pretoria, avvenuta lo scorso 2 Novembre tra il Governo Federale e le forze del Tigray aveva acceso la speranza che per l’Etiopia fosse oramai giunto il momento di voltare pagina e muoversi verso una prospettiva di pacificazione e ripresa del processo di sviluppo.
Tuttavia l’apertura di un tavolo negoziale con l’Oromia Liberation Army (OLA) a Zanzibar, lo scorso 25 Aprile, non ha portato ai risultati sperati ed il conflitto nella regione Oromo è rimasto attivo con la sua scia di morte e distruzioni e di insicurezza su vaste aree del territorio della regione Oromia.
Attualmente però il conflitto che desta maggiori preoccupazioni, e per CVM i maggiori problemi, è quello che si è innescato nella Regione Amhara. La tensione è cominciata a salire alla fine del 2022, quando il Governo Federale ha deciso che tutte le milizie regionali o altri gruppi armati dovevano essere assorbiti nell’esercito o disarmati. Una decisione “apparentemente saggia” vista la presenza di focolai di conflitto fra Regioni (Tigrai-Amhara; Amhara-Oromo; Afar-Somali) che vedevano la partecipazione delle forze speciali delle Regioni interessate.
In Amhara però questa decisione è stata percepita da molti come un pericolo esistenziale: Il timore che con il disarmo si perdesse anche la capacità di difendere gli interessi dell’etnia Amhara a scapito di altri vicini e la convinzione che il Governo Centrale non darebbe queste garanzie. La pessima modalità con cui è stata attuata la decisione, senza dialogo e “manu militari”, hanno esacerbato gli animi ulteriormente. Molti membri delle forze speciali Amhara hanno lasciato le baracche militari e si sono dispersi, con le armi a loro disposizione, andando ad infoltire le fila dei miliziani Fano, un’altra milizia Amhara che già era stata messa fuori legge lo scorso anno.
Miliziani Amhara e soldati federali che per 2 anni avevano combattuto spalla a spalla contro i Tigrini, si sono trovati a fronteggiarsi da dietro il mirino di un fucile. Dopo alcuni mesi di schermaglie iniziali, omicidi mirati e attacchi mirati, i miliziani Fano, apertamente sostenuti da una parte importante di popolazione civile, e finanziati dalla Diaspora Amhara, hanno dilagato, occupando strade, città importanti ed aeroporti della Regione, costringendo il Governo, il 04 Agosto, a dichiarare lo stato di emergenza nazionale.
In questa fase i miliziani hanno occupato anche tutte le città della Regione dove stiamo lavorando, ad eccezione di Bahir Dar. I maggiori problemi li abbiamo avuti a Debre Markos sede del progetto STREAM che si occupa dei ragazzi di strada e Debre Work sede dell’ufficio del progetto Acqua.
Avere gli uffici all’interno di una struttura dell’amministrazione locale, da sempre un’indicazione del nostro inserimento e capacità di coordinamento con l’amministrazione de territorio, ci ha penalizzato, agli occhi dei miliziani, che ci hanno associato alle amministrazioni locali e si sono quindi presi la libertà di depredare quello che volevano devastando il resto.
In mancanza delle chiavi non sono riusciti a portar via anche le 3 macchine lì parcheggiate ma hanno asportato tutto quello che poteva essere asportato: ruote, batteria, specchietti laterali, ecc.
A Debre Work all’ufficio avevamo affiancato un magazzino che al momento era pieno di tubi, cemento, pompe sommerse, giunti di vario genere che avevamo lì raccolto per completare i lavori del Progetto WASH UP: 2 pozzi e 3 acquedotti .
I colleghi lì presenti non possono mettere al sicuro i materiali ed assistono impotenti alle graduali razzie che continuano, con i miliziani aiutati da svariati “volenterosi”.
Ci eravamo impegnati a finire tutti i lavori entro marzo 2024 ed almeno 15.000 persone aspettano di avere acqua pulita da questi 5 impianti completati, ora non abbiamo più la certezza che questo sarà possibile.
In positivo contiamo l’incolumità di tutti i colleghi presenti nelle aree, e non è poca cosa. Con una guerra che viene combattuta dentro le città, il rischio per i civili è particolarmente elevato, pertanto questo dato è, ad oggi, un aspetto importante.
Anche in questa situazione, come per tutte le guerre con cui siamo divenuti, nostro malgrado, “familiari”, non possiamo che rilevare l’assurdità della guerra, l’inutilità delle violenze che avranno fine solamente quando le parti in causa si siederanno al tavolo delle trattative. Il problema è quando, e quale prezzo pagheranno tutti, combattenti e civili, da una parte e dall’altra, per arrivarci.
Eppure in Etiopia la gente comune avrebbe già la sua dose abbondante di problemi con cui fare i conti tutti i giorni, anche senza le miserie e le sofferenze prodotte da una nuova guerra.
Da parte nostra, aspetteremo che si riaprano le strade e torneremo al nostro lavoro, raccoglieremo i pezzi e cercheremo di portare a compimento gli impianti e gli impegni assunti, affrontando i sacrifici aggiuntivi che saranno necessari. Rimarremo vicino alle persone che la guerra non l’hanno voluta ma la subiscono, loro malgrado.
Attilio Ascani
Coordinatore Progetti Estero
CVM Italia