La rete del cambiamento | Le associazioni delle donne di Bagamoyo per far sentire la propria voce.
Essere donne in Tanzania significa cominciare a pensare a se stesse. Un esercizio difficile, che non ha radici storiche e culturali robuste a cui aggrapparsi. Significa mettersi per un attimo al centro della vita riconoscendo il ruolo che si assume ogni giorno naturalmente, senza peró rimandare i propri diritti. Diventare un soggetto in divenire che indossa le armi della consapevolezza, che si sviluppa con le proprie forze senza lasciarsi sbilanciare da un’omologazione forzata a modelli occidentali lontani. Puntare sull’autosviluppo, sull’istruzione in primis e sul rafforzamento delle donne diventa questo: non pretendere dei risultati immediati illusori e non durevoli, mirare invece al lungo periodo, al cambiamento che avviene in maniera graduale e inarrestabile, dal basso, dal nulla, e a piccoli passi porta verso la liberazione dalla violenza, dalla povertá, dallo sfruttamento.
È di questo che parla Sharifa – la presidente dell’associazione delle Bar Workers – quando si fa coraggio e prende il microfono davanti a centinaia di persone riunite nel quartiere di Nia Njema per festeggiare l’8 Marzo – la giornata delle donne. La sua voce tremula si schiarisce pian piano fino ad assumere un tono deciso e squillante, diventando una metafora viva delle sue parole. Parla a nome di Mwakba, l’unione delle nove associazioni, di cui le lavoratrici di bar/hotel/guest house come lei fanno parte, e racconta quali sono gli obiettivi di queste associazioni riunite.
Ricorda quel filo conduttore che le lega insieme rendendole un’unica voce, un laboratorio di scambio di idee e conoscenze, di supporto, di formazione, di stimolo allo sviluppo e alla crescita di tutta la popolazione di Bagamoyo, in cui le donne sono protagoniste: sono le bambine e le ragazze che rivendicano il proprio diritto allo studio, le donne del futuro sostenute da BAGEA affinché l’emancipazione passi attraverso l’istruzione, l’alfabetizzazione e dunque l’affrancamento. E le ragazze che sostiene BAYOICE che, attraverso l’espressione artistica e la formazione, diventano consapevoli dei propri diritti, del proprio corpo, della necessitá di tutelarsi dalle malattie sessualmente trasmissibili, del rapporto con i propri pari, che imparano competenze per la vita che le rendono padrone del proprio futuro e delle proprie scelte. E poi le giovani donne che ambiscono ad una autonomia economica, che non vogliono perpetuare l’assoggettamento ad un sistema patriarcale in cui è possibile essere solo madri e mogli, che trovano la soluzione in corsi di formazione professionale e prestiti agevolati come quelli di BADO – che investe sullo sviluppo della persona – o nei circuiti di micro-credito come quello di WANDELE Saccos – la cooperativa fatta da donne per donne. Sono le Vedove – WAJANE – che non si arrendono perché insieme non sono piú sole, trovano nuovi modi per generare reddito, scelgono l’associazionismo come risorsa per andare avanti con la propria vita; le Lavoratrici Domestiche, spesso troppo piccole per essere giá donne, che diventano consapevoli dello sfruttamento e delle privazioni a cui sono sottoposte e si uniscono per rivendicare diritti salariali, per scandire la condanna di una moderna schiavitú a cui sono costrette, recluse e assoggettate a padroni di casa spesso violenti. Le donne di UWAMABA che vivono con l’HIV e che insegnano ad altre donne l’importanza di avere controllo e consapevolezza del proprio corpo, dei rischi del contagio, della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, la capacitá di decidere per se stesse e per la propria tutela. Le donne vittime di violenze psicologiche e fisiche, abbandonate o percosse, private di qualsiasi diritto di autonomia, di proprietá, a cui viene negata l’istruzione o la possibilitá di svolgere un lavoro ed essere indipendenti, tutte coloro che non accettano piú i soprusi subiti e si rivolgono all’associazione dei CJF, presenti in ogni villaggio e sotto-villaggio di tutto il distretto, per essere guidate, sostenute e avere la forza di cambiare la propria vita. E infine le lavoratrici dei bar – MUUNGANO – come Sharifa, che non hanno più paura di richiedere i propri diritti, che sanno che la prostituzione non può e non deve essere una soluzione per ottenere un guadagno minimo che permetta loro di mantenersi o di mantenere i propri figli, che non sono piú disposte ad esporsi alle violenze ed alle malattie, che prendono coraggio e urlano a gran voce che loro sono pronte a continuare a lottare e, insieme alle altre donne, essere protagoniste del cambiamento.
Clara Cossu
CVM Tanzania