La storia di Azalch
Tre anni fa Azalch Doda è costretta a lasciare la sua famiglia per andare in Libano a lavorare come domestica.
Così arriva a Beirut, dove inizia il suo inferno: il datore di lavoro le confisca il passaporto, la rinchiude in casa ed abusa continuamente di lei, fisicamente e verbalmente.
Azalch lavora ininterrottamente, senza stipendio. Vorrebbe scappare da quella schiavitù, ma non può: la porta è chiusa.
Con l’arrivo del Covid, il suo capo decide che lei non serve più e la scarica davanti all’ambasciata etiope, dove rimane per giorni sola, senza soldi, cibo, né vestiti puliti.
Grazie ad una collaborazione con l’ambasciata, CVM riesce a riportarla in Etiopia, dove viene accolta nel nostro centro. Qui intraprende un lungo percorso di recupero, attraverso cure mediche, supporto psicologico e assistenza costante, poiché, a causa delle violenze subite, la giovane ha problemi di aggressività, sbalzi d’umore e difficoltà di concentrazione, ma le sue condizioni migliorano e riesce finalmente a tornare dalla sua famiglia.
Una volta ripresa in mano la sua vita, Azalch segue un corso di formazione professionale offerto da CVM e riceve un capitale iniziale con cui avvia la sua attività di vendita di caffè e tè.
Oggi la sua impresa è in crescita e le permette di sostenere la sua famiglia. Azalch ha finalmente recuperato la sua dignità e il suo dolore sta guarendo.
La sua storia è un esempio della resilienza di donne che, come lei, sono vittime di questo sistema schiavista, degenerato poi con la crisi economica e sanitaria libanese.
CVM è in costante contatto con lei ed ogni giorno c’è un nuovo sorriso e una nuova speranza, anche grazie al tuo supporto.
Tuttavia, sono ancora tante le giovani donne alle quali stiamo cercando di ridare dignità. Sostienici su GoFundMe.com e aiutaci a diffondere la campagna ➡️ http://ow.ly/j5zQ50AXixr
Anche un piccolo contributo può fare la differenza!