La storia di Lia
A ridosso della giornata mondiale del “Dialogo e dello Sviluppo” vogliamo aprire la newsletter mensile inviata a tutti i nostri amici, con le parole di Lia. Volontaria CVM che ringraziamo per il prezioso e valido supporto. Una testimonianza ricca di impegno e verità, rivolti al dialogo e allo sviluppo nel Sud del Mondo.
“Dopo circa 3 anni, si conclude la mia esperienza in Etiopia. Sono stati tre anni intensi, ricchi di sfide ed emozioni, quelle che ti fan battere forte il cuore.
Porterò nel mio cuore tutte le persone delle staff in Etiopia. Lulseged, Hunde, Genene, Lemlem, Meseret, Biniam, Abeba, Tamrat, Dereje, Geremew, Amarech, Yekitwork, Hailu e tutti i facilitatori, le segretarie, gli autisti, i muratori, i guardiani, gli animatori e i tecnici, nonché i volontari italiani che si sono succeduti. A voi va il mio ringraziamento più affettuoso e caro. Siete voi che avete reso possibile tutto ciò che abbiamo realizzato, accogliendo le sfide giornaliere e mettendo cuore e passione nel nostro lavoro.
Ringrazio i nostri partner in Etiopia e in Italia, nonché i funzionari governativi che hanno collaborato con CVM. Grazie per aver scelto l’approccio meno ‘redditizio’ e più faticoso, quello della sostenibilità e dell’efficiente utilizzo delle risorse.
Ringrazio per il supporto lo staff in Italia, in particolare Valentina e Marta, Mauro e Susanna, e la direttrice Marian Lambert, per avermi dato l’opportunità di rappresentare CVM in Etiopia.
Ringrazio infine tutti i donatori, da quelli istituzionali ai più piccoli, perché siete voi che alimentate il cambiamento con i progetti CVM.
Tutti insieme abbiamo migliorato la vita di tanti, con i progetti idrici per fornire accesso all’acqua pulita, con i progetti sulla riduzione della mortalità materno-infantile, i programmi di integrazione ed educazione, di sostegno alla responsabilizzazione socio-economica e all’emancipazione femminile, per la lotta all’HIV.
Non dimenticherò mai i lunghi viaggi, i letti scomodi, il fango, l’odore acre, le pulci, le camminate faticose su per i pendii, le maratone in ufficio. Ma soprattutto non dimenticherò i volti segnati, gli sguardi incrociati, i sorrisi, le mani strette, le spallate e gli abbracci, i canti e le danze, e quelle corse dei bimbi con il petto proteso verso una speranza.”