La strada, la fantasia, la speranza. Il centro educativo di Magomeni.
E’ difficile raccontare la storia di un bambino africano. Soprattutto perché non è bello scrivere una storia che possa sembrare la solita storia che si scrive sull’Africa. E’ molto facile cadere nella trappola dei luoghi comuni, come molto spesso accade.
Proverò a raccontarvi questa storia che come protagonisti ha 50 bambini di uno dei villaggi dalle condizioni di povertà più preoccupanti nel Distretto di Bagamoyo.
A Magomeni il tasso di giovani donne con HIV è molto alto e questo significa che anche tanti bambini ne sono affetti.
A Magomeni molti bambini non vanno a scuola e passano la maggior parte del loro tempo in mezzo alla strada a giocare tra di loro, utilizzando tutto ciò che trovano per terra. I bambini hanno molta fantasia, e quelli africani hanno la capacità di inventarsi giochi con gli oggetti più improbabili.
Quando passi per le strade puoi vedere gruppi di ragazzini sui 4 – 6 anni che giocano a fare selfie con finte polaroid, sapete come? Fingendo di scattare la foto, e poi consegnando al suo destinatario un pezzettino di carta ritagliato a forma di quadrato, come se fosse la foto scattata.
Lo sapete qual è la cosa più assurda? E’ che loro sono felici, sorridenti e non si accorgono nemmeno che potrebbero avere di più, che meriterebbero di più, che avrebbero diritto anche loro ad avere qualche giocattolo, come i nostri bambini europei. Non sanno che la loro condizione di vita non deve essere accettata, ma rivoluzionata, perché un bambino merita di vivere la sua infanzia nei migliori modi possibili.
Alcuni di questi bambini hanno raggiunto l’età per frequentare le scuole materne, altri invece le scuole elementari. Purtroppo le loro condizioni di povertà influiscono sulla loro presenza in classe. In tutta la circoscrizione di Nianjema, di cui Magomeni fa parte, ci sono quattro scuole materne, di cui due private – e quindi inaccessibili per questi bambini; e due pubbliche, che però si trovano lontano dal villaggio e per di più hanno raggiunto il numero massimo di alunni. Nel caso in cui ci fossero spazi anche per i bambini di Magomeni, il costo dei trasporti per raggiungere la scuola sarebbe già per loro proibitivo. Perché le famiglie sono talmente povere che pagare i trasporti significherebbe dover sacrificare il mangiare.
Tutto questo ha come conseguenza che le famiglie preferiscono tenere i loro figli in mezzo alle strade. Non hanno molta scelta.
Oltre ai bambini ci sono anche i genitori. Le loro mamme molto spesso sono senza lavoro, soprattutto perché analfabete. E questo perché i loro stessi genitori non avevano avuto, in alcuni casi, la possibilità di mandarle a scuola. Se proprio ce n’era la possibilità, si favorirà il figlio maschio.
Vi starete chiedendo cosa si sta facendo per loro?
Per loro si sta facendo molto, prima di tutto con le associazioni locali di Bagamoyo stiamo intervenendo nella difficile realtà di Magomeni.
Ora 71 bambini di Magomeni, anche grazie al supporto della comunità di Bagamoyo, sono stati inseriti in un programma per l’infanzia. E’ stato istituito un centro ricreativo-educativo, il centro di Kibanda, dove hanno uno spazio sicuro per giocare e per imparare l’alfabeto, contare, fare dei calcoli. In modo tale che, quando inizieranno la scuola, potranno fare come gli altri bambini che hanno avuto la possibilità di andare alle materne ed imparare il necessario per il loro inserimento nelle elementari.
Tutto questo viene realizzato grazie ai volontari delle associazioni locali e agli stessi membri della comunità di Magomeni.
Allo stesso tempo, le mamme dei bambini verranno coinvolte in un progetto di agricoltura ed orticoltura, per dare loro la possibilità di poter poi pagare trasporti, uniformi e le altre cose di cui i bambini avranno bisogno quando inizieranno la scuola.
Lo sviluppo è un processo lungo e lento, dove bisogno agire in maniera multisettoriale, per venire incontro a tutte quelle necessità che portano ad una serie di meccanismi positivi. Siamo sulla buona strada!
Luisanna Ramirez