Leather Project, esempio di cooperazione: pellame etiope ed expertise marchigiana
Nelle ultime settimane CVM Ethiopia ha dato avvio al progetto UNIDO Leather Clusters Empowerment in Addis Ababa – ULCE. Dopo oltre 40 di impegno sui bisogni primari, come l’acqua pulita e, più recentemente il sostegno ai diritti delle Lavoratrici Domestiche, Qual’è il senso di un progetto che si occupa di migliorare la produzione di prodotti in pelle?
C’è una lunga tradizione, in Etiopia di imprese artigiane che confeziona prodotti in pelle, potendo contare su una delle più grandi popolazioni di bestiame al mondo. Il Paese conta 52 milioni di bovini, che fanno del paese il primo produttore in Africa e il decimo al mondo. Ad essi si aggiungono 23 milioni di capre e 27 milioni di pecore. Grandi quantità di pellame a cui che vengono esportate in tutto il mondo ma creando poco lavoro e valore aggiunto per il Paese.
Il made in Ethiopia nella produzione di scarpe, borse e capi d’abbigliamento in pelle, fatica a trovare spazio nel mercato nazionale ed internazionale, perché non riesce a raggiungere alti standard con un lavoro del tutto manuale e una manodopera non specializzata, prevalentemente femminile, che esegue il lavoro con conoscenze e metodologie tradizionali. Ci sono migliaia di piccole imprese artigianali che operano in questo settore che rappresenta una grande opportunità di occupazione e futuro per i 110 milioni di etiopi.
Perché l’alternativa non sia solamente l’apertura di mega-fabbriche a proprietà cinese (come sta già avvenendo) attratte dalla possibilità di avere manodopera a meno di 50 Euro al mese, UNIDO e la Cooperazione Italiana hanno iniziato ad organizzare gli artigiani in gruppi di acquisto e di vendita, che pur mantenendo la loro autonomia organizzativa, gestiscono la parte commerciale insieme abbattendo i costi di produzione e migliorando l’accesso ai mercati.
E’ in questo contesto che si inserisce il progetto di CVM, in risposta ad un bando della Cooperazione italiana in Addis Abeba. Con noi partecipano a questa iniziativa alcune delle migliori competenze marchigiane del settore.
La Dami srl che da anni si occupa di produrre suole per calzature e che ha già aperto una filiale in Addis Abeba; Lauro Designer S.A.S. di Scoccia Simone & C., una piccola azienda familiare che da 50 crea modelli di calzature per i produttori italiani e di tutto il Mondo, l’Opera Don Ricci, un’eccellenza fermana nella formazione professionale dei giovani che da alcuni anni ai suoi numerosi corsi ha aggiunto un percorso triennale di qualificazione per operatori del settore calzaturiero.
L’obiettivo del progetto nei 18 mesi di durata è proprio creare una sinergia tra le competenze tecniche del settore del pellame italiano, in modo particolare calzaturiero, e la realtà ad altissimo potenziale dei cluster messi in piedi da UNIDO, l’agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, e l’AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
Da marzo 2014 a febbraio 2016 hanno costituito nella città di Addis Ababa tre cluster, strutture dove le imprese artigiane gestiscono la loro produzione e di avvantaggiano di opportunità comuni. Due di essi, EIFCCOS e LOMI, sono stati selezionati come beneficiari target del nuovo progetto finanziato dall’AICS per migliorare la qualità della produzione e rafforzare il posizionamento sul mercato locale ed internazionale anche creando un marchio comune.
EIFCCOS (Ethio International Footwear Cluster Cooperative) è un cluster impegnato soprattutto nella produzione di scarpe, dove le 173 tra medie, piccole imprese e microimprese che lo costituiscono danno lavoro ad oltre 2.500 persone, soprattutto donne.
LOMI è una cooperativa di 9 imprenditrici donne che danno lavoro a circa 15 dipendenti ciascuna, specializzata nella produzione di borse e prodotti in pelle che sta cercando di trovare il suo spazio nei mercati esteri. Il nome che hanno scelto significa in Amharico “limone” rifacendosi ad un proverbio etiope secondo cui:
“cinquanta limoni sono un fardello per una persona, ma un tesoro per cinquanta persone“.
I corsi a loro rivolti sono però accumunati dall’obiettivo di formare manager e lavoratori in merito alla qualità del design, alle strategie di marketing e business management per ampliare il mercato di vendita del Made in Ethiopia che culminerà con la partecipazione, grazie al coinvolgimento di ELIA, Ethiopian Leather Association, altro partner chiave, alla fiera del pellame di Milano. Una gran bella sfida, ambiziosa sicuramente, ma che CVM ed i suoi partner hanno accettato volentieri convinti che lavoro e piccola impresa sono una risposta importante per un Paese come l’Etiopia, ricca di giovani in cerca di futuro.