L’inquietudine d’essere dimenticati | La cena dei 1600 assistiti al Centro Holiday.
Sono quasi le otto di sera, la fila si ingrossa alle porte del servizio mensa. Tutti escono dai bungalow allineati lungo i vialetti del campeggio e convergono verso il ristorante. Un’altra giornata da sfollati volge al termine e ci si ritrova davanti a un piatto caldo. Sono 1600 le persone sfollate che vivono nel Centro turistico Holiday a Porto Sant’Elpidio nord. Divenuto, dopo le scosse del 26 ottobre, l’hub della Protezione Civile che accoglie chi fa domanda d’alloggio perché rimasto senza una casa. Ad oggi solo nelle Marche il conteggio delle persone assistite è a 25 423. 7.600 sulla costa. 3000 solo nell’area fra Porto San’Elpidio, Fermo e Porto San Giorgio.
Famiglie, figli con anziane madri, persone sole, gruppetti di amici o compaesani, microscopiche comunità sedute attorno a piatti di pastasciutte, pollo e piselli,nella piccola ritualità della cena che rassicura. Vengono da Camerino, Visso, Pievebovigliana, Pievetorina e tutta l’area dei Sibillini colpita dal sisma. Posti di paradisiaca bellezza, dove le case oggi sono collassate in cumuli di calcinacci, o sfregiate e squarciate dalle crepe.
Ogni storia è diversa, se ci si mette a scavare nei discorsi da ogni interlocutore ecco che si incontrano problemi, assilli, mondi . I macigni sono anche nel cuore e la voglia di confidarsi è il minimo comune denominatore nella sala mensa: “Già ai telegiornali nazionali non si parla più di noi. Ci stanno dimenticando”, è la paura che inizia a diffondersi in tutti.
Silvestro ha perso il lavoro nel salumificio che gli dava lo stipendio. La madre è ricoverata in un ospedale dell’entroterra. “Il giorno del terremoto è stato già difficilissimo tirarla fuori di casa. In senso materiale, perché sono dovuti intervenire i pompieri. E poi in senso psicologico. Per lei andarsene da Visso è stato un trauma grande”.
Accanto a Silvestro siede Marianna, la badante rumena dell’anziana madre. E poi Giorgio e Stefano, falegname e muratore. Le loro piccole attività sono disastrate e inagibili: “Qui nessuno sa nulla. Sono venuti i sindaci dei vari paesi a trovarci, a rassicurarci. Ma in realtà di informazioni precise non se ne hanno. E’ tutto un ‘Ho sentito che… dice che…’ ma chi ci capisce niente? Alcuni dicono che presto ci daranno la cassa integrazione. Ma poi, chi lo sa? – spiegano – Però ci è stato distribuito un modulo, per fare richiesta delle future casette di legno. Ci andremo quando, non so”. Raccontano di passare le giornate camminando su e giù per il lungomare elpidiense, e che il profilo della loro piccola frazione, Borgo San Giovanni alle porte di Visso, è sempre più irriconoscibile: “Le case continuano a disfarsi, a crollare”.
Il sisma smuove le dinamiche profonde delle famiglie, i suoi legami. Rimodula i rapporti, li manda in crisi o li rinsalda. Paola è una donna di una settantina d’anni. Ormai convinta di rimanere all’Holiday almeno fino a primavera. Poi chissà. “Il terremoto ha toccato tutta la nostra famiglia, disseminata fra la provincia di Macerata e Ascoli. Nessuno potrebbe ospitarmi, abbiamo tutti grandi difficoltà”.
Fuori dalla sala mensa una pioggerella sottile dirada il via vai dei passanti che sgattaiolano a letto, sotto ai neon. Consumata la cena si torna nelle proprie provvisorie abitazioni. La Protezione civile locale e nazionale presiede l’ingresso del residence e coordina i lavori, ascolta e viene incontro alle richieste. i. Passerà anche questa? Chissà, si dicono. Che fare? Tornare, non tornare? Iniziare una vita altrove? Ma ne avrò la forza? Ognuno si tormenta, come Amleto. Mentre cresce l’inquietudine di essere dimenticati.
Marco Benedettelli
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L’esterno della mensa per per le 1600 persone sfollate all’Holiday di Porto Sant’Elpidio. Foto di Ennio Brilli.
Momenti in sala mensa. Foto Ennio Brilli.
Persone sfollate per il terremoto dei Sibillini. Foto di Ennio Brilli.
Una signora nel ristorante del Centro Holiday. Foto di Ennio Brilli.
Silvestro, Mariana, Giorgio e Stefano. Vivevano nella frazione di borgo San Giovanni. alle porte di Visso. Foto di Ennio Brilli.