I padroni della Terra
88 milioni di ettari di terra fertile nel mondo in 18 anni sono stati accaparrati da Stati, gruppi e aziende multinazionali, società finanziarie e immobiliari internazionali. Questo fenomeno si chiama: Land Grabbing. La ricerca è stata realizzata nell’ambito della campagna “Abbiamo riso per una cosa seria” per il sostegno dell’agricoltura familiare.
“I padroni della Terra” è un Rapporto annuale, pensato e redatto da FOCSIV, in collaborazione con Coldiretti, che affronta la questione su chi siano, in generale, i soggetti che stanno acquisendo sempre più terre coltivabili sul nostro Pianeta e chi ne abbia il controllo, diventando di fatto i veri padroni della Terra. Presupposto dell’intero Rapporto è la consapevolezza che la terra, soprattutto quella fertile e l’acqua salubre, sono risorse limitate che si stanno esaurendo, in un mercato globale che tutto fagocita.
Divulghiamo quindi il Primo Rapporto “I padroni della Terra. Il land grabbing.” di FOCSIV in collaborazione con Coldiretti, presentato a Bari al Villaggio Contadino di Coldiretti, dagli inizi di questo Millennio il fenomeno del Land Grabbing. L’accaparramento di terre fertili è andato in crescendo a danno delle comunità rurali locali. A perpetrarlo Stati, gruppi e aziende multinazionali, società finanziarie ed immobiliari internazionali che in questi anni hanno acquistato o affittato 88 milioni di ettari di terre in ogni parte del mondo, un’estensione pari a 8 volte la grandezza dell’intero Portogallo o tre volte quella dell’Ecuador.
La maggior parte dei contratti conclusi, trasnazionali e nazionali, riguardano gli investimenti in agricoltura, ripartiti in colture alimentari e produzioni di biocarburanti, a seguire lo sfruttamento delle foreste e la realizzazione delle aree industriali o turistiche.
Tra i primi 10 paesi maggiori investitori oltre agli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Olanda, vi sono quelli emergenti come la Cina, l’India ed il Brasile, ma lo sono anche paesi petroliferi come gli Emirati Arabi Uniti oppure la Malesia, Singapore ed il Liechtenstein, che spesso si prestano come piattaforme offshore ad operazioni finanziarie per le aziende multinazionali internazionali. Tale situazione è più evidente nel caso delle Bermuda, delle Isole Vergini, delle Mauritius, delle Isole Cayman, che offrono condizioni finanziarie e fiscali estremamente vantaggiose per attrarre i capitali degli operatori internazionali ed è qui che transitano flussi finanziari di Paesi terzi che vengono investiti anche in acquisti e affitti di terre nel mondo. Ad esempio, le Mauritius contano 13 contratti pari a 423 mila ettari di terra concentrati soprattutto in Mozambico e Zimbabwe.
Al contrario, tra i primi 10 paesi oggetto degli investimenti vi sono, soprattutto, i paesi impoveriti dell’Africa, come la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan, il Mozambico, la Repubblica del Congo Brazaville e la Liberia, mentre in Asia il paese più coinvolto è la Papua Nuova Guinea, ma non mancano paesi emergenti come il Brasile e l’Indonesia ed in Europa la Federazione Russa e l’Ucraina.
Anche l’Italia ha investito su un milione e 100 mila ettari con 30 contratti in 13 Stati, la maggior parte dei quali sono stati effettuati in alcuni paesi africani ed in Romania; in generale le imprese italiane investono principalmente nell’agroindustria e nel settore energetico, in particolare biocombustibili.
“In America Latina si è coniato un termine che sintetizza l’azione del land grabbing e di alcune operazioni ad esso collegate: estrattivismo. Termine utilizzato anche da Papa Francesco per indicare quelle azioni di governi e aziende multinazionali volte all’estrazione di risorse strategiche per il mercato internazionale: petrolio e idrocarburi, specie vegetali ed animali, nuovi metalli essenziali per la produzione di tecnologie, ma anche beni essenziali ed universali come terra ed acqua. – ha dichiarato Gianfranco Cattai, Presidente FOCSIV – “si chiede alle istituzioni e a tutti i soggetti coinvolti, più responsabilità e una reale trasformazione dei modelli di produzione e consumo che oggi guidano l’estrattivismo e l’accaparramento delle risorse naturali. È necessario creare reti di collaborazione..”