Progetto | Lavoro domestico e migrazioni
PROGETTO IN SUPPORTO DELLE DOMESTICHE ETIOPI RIMPATRIATE DAL LIBANO
Il tre aprile di quest’anno si è ufficialmente dato inizio al Progetto “Securing Women Migration Cycle – Assistenza e protezione a donne etiopi migranti in Libano”. L’intervento, finanziato principalmente dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo, si realizza in Libano ed Etiopia per una durata di 36 mesi, con l’obbiettivo di Contribuire agli sforzi di IOM e ILO in Libano e Etiopia nel rafforzare gli strumenti di tutela dei diritti umani e di gestione dei flussi migratori femminili, e più concretamente Garantire e potenziare la rete di protezione ed assistenza per 1.500 donne all’interno del ciclo migratorio dal Libano al rientro in Etiopia e in altri paese di origine nel periodo 2018-2021.
Il Libano è una delle principali destinazioni per i lavoratori migranti. Nel 2016 su 191.787 permessi di lavoro rilasciati 90% erano per lavoratori domestici migranti di cui il 60% per donne etiopi (dati General Security- GS, 2016). Non essendo stata ratificata la Convenzione ILO 189, la domestica non è un mestiere contemplato dalla legge. Le migranti non possono ottenere contratti formali, se non attraverso il sistema della kafala, la sponsorizzazione fornita da un datore di lavoro, e non hanno diritto alla prevenzione sociale. La maggior parte non è a conoscenza dei propri diritti lavorativi. Il 90% dei casi documentati negli shelter di Caritas Lebanon (CL) segnalano abusi, sequestro del passaporto, nessun pagamento del salario e lavoro forzato.
In Etiopia non esistono servizi statali di assistenza al re-inserimento delle migranti nei loro contesti di origine. L’80% delle migranti fuggite dai datori di lavoro libanesi rimpatriano. Il rischio di ricadere vittime del mercato della tratta o del trafficking è elevato: sono oltre 222 le agenzie di impiego con regolare licenza e 2.000 intermediari illegali. Il sistema etiope del BAN dal 2014 aumenta l’irregolarità dei flussi.
Le rimesse delle migranti non contribuiscono al miglioramento duraturo della resilienza per le comunità di origine: non vi è la cultura e la capacità nell’utilizzarle ai fini del risparmio o per creare valore locale. Ciò fa persistere l’elevato tasso di emigrazione soprattutto nelle aree dell’Amhara, Oromia e Tigray.
Il controllo sui flussi migratori illegali è applicato in modo inefficiente e le agenzie di impiego condizionano l’operato del governo. A ciò si aggiunge la pressoché totale disinformazione delle migranti, a causa dell’assenza di un’opera preventiva da parte dei rispettivi Stati di origine.
L’ONG titolare del progetto è il Centro Laici Italiani per le Missioni – CELIM di Milano, che si occuperà della gestione delle attività progettuali in Libano con il supporto del partner locale Caritas Libano. Il CVM implementerà le attività in Etiopia con la collaborazione della Chiesa Cattolica Etiope (ECC). Altri importanti partners coinvolti nella realizzazione del progetto sono Centro Studi Politica Internazionale – CeSPI; Università Cattolica del Sacro Cuore; Comune di Milano; Federazione Internazionale Lavoratrici Domestiche.
Le principali attività di responsabilità di CVM in questo importante progetto comprendono:
- Formazione professionale di operatori;
- Assistenza sociale, medico-psicologica e legale in due centri di accoglienza ad Addis Abeba;
- Empowerment delle competenze professionali e informazione sui diritti per le donne e ragazze;
- Supporto al recupero educativo e reinserzione scolastica;
- Formazione in imprenditoria e fondi per sviluppo di micro-attività economiche;
- Accompagnamento al reintegro famigliare;
- Creazione e rafforzamento di associazioni;
- Sensibilizzazione sui rischi della migrazione illegale;
- Dialogo a livello nazionale per miglioramento delle condizioni delle lavoratrici domestiche.
Aiuta con CVM una lavoratrice domestica a riconquistare la sua dignità e libertà.