Training per le lavoratrici domestiche, potenziali migranti a Zanzibar
Ad oggi sono state coinvolte 110 lavoratrici domestiche e confidiamo che la diffusione di conoscenze in merito alla migrazione sicura possa mettere al riparo numerose giovani donne dai rischi del traffico e dello sfruttamento.
L’isola di Zanzibar, spesso erroneamente considerate una regione della Tanzania è in realtà uno stato vero e proprio, legato alla Repubblica Unita di Tanzania da un rapporto di semi-autonomia unico nel suo genere.
L’isola è nota ai più per le sue spiagge incantevoli che attirano migliaia di turisti ogni anno, è infatti una perfetta meta turistica tropicale ma per noi di CVM rappresenta invece il punto di partenza di diverse rotte migratorie tramite cui numerose lavoratrici domestiche raggiungono i Paesi del Golfo come Qatar, Emirati Arabi Uniti e in particolare l’Oman, con cui Zanzibar ha una lunga storia di scambi commerciali e culturali.
I processi migratori che coinvolgono l’isola di Zanzibar non sono sempre caratterizzati da piena legalità, moltissime lavoratrici domestiche partono dichiarando di essere in viaggio per turismo, quindi senza un regolare contratto né alcuna garanzia e quando raggiungono la loro destinazione sono totalmente in balia dei loro datori di lavoro o delle agenzie per l’impiego che le intercettano. Si trovano pertanto in un Paese straniero di cui non conoscono la lingua né i costumi, spesso impossibilitate a contattare i famigliari rimasti a Zanzibar e quasi sempre sprovviste delle nozioni fondamentali che permetterebbero loro di raggiungere la propria ambasciata o chiedere supporto al sindacato in Tanzania.
Nel 2017 Human Rights Watch ha pubblicato uno studio che contiene le testimonianze di 50 lavoratrici domestiche tanzaniane vittime di violenza e abuso in Oman e negli EAU. Sono storie di vita molto simili tra loro, caratterizzate da violazioni sistematiche dei diritti delle protagoniste, sia come lavoratrici (con orari di lavoro disumani, paghe negate e mansioni non appropriate) che come esseri umani, da umiliazioni, razzismo e in alcuni casi anche percosse e violenze sessuali.
Tutte le intervistate sono partite fiduciose verso il futuro, immaginando il lavoro all’estero come un miglioramento delle proprie condizioni di vita e anche delle famiglie che si lasciavano indietro. Nessuna di loro aveva piena consapevolezza di quale fosse il percorso corretto per ottenere un lavoro all’estero e tale mancanza di informazione, unita ad un sistema di impiego privo di scrupoli, hanno fatto sì che si trovassero isolate, senza alcun supporto né diritto e in balia dei propri datori di lavoro.
Alla luce di queste importanti testimonianze è stato subito chiaro che solo fornendo adeguate competenze in materia di migrazione sicura e diritti alle lavoratrici domestiche prima della partenza, sarebbe stato possibile ridurre il ripetersi di tali terribili vicende.
Così, dal 2021, in collaborazione con il sindacato locale CHODAWU, con il Ministero del Lavoro e alcune agenzie d’impiego virtuose, CVM organizza dei training per quelle lavoratrici domestiche che intendano lavorare all’estero. Al termine del training le partecipanti sono dotate di tutte le informazioni necessarie ad intraprendere un percorso di migrazione sicuro e legale, conoscono i loro diritti e i meccanismi affinché vengano tutelati, sanno a chi rivolgersi in caso di problemi o emergenze e vengono messe in contatto con i gruppi di lavoratrici domestiche tanzaniane già nel Paese così da promuovere e rafforzare il mutuo aiuto.
Ad oggi sono state coinvolte 110 lavoratrici domestiche e confidiamo che la diffusione di conoscenze in merito alla migrazione sicura possa mettere al riparo numerose giovani donne dai rischi del traffico e dello sfruttamento.
Stefania Ceruso
Rappresentante CVM Tanzania