UNA VITA UNA STORIA: Debora Mwageni
Sono grata per quello che ho ottenuto, ma non dimentico le difficoltà e le sfide quotidiane che ho affronto e che continuo ad affrontare. Per questo, il mio sogno è riuscire a dare il mio contributo per far si che altre domestic workers non abbandonino i loro sogni e che combattano per raggiungerli. Lavoriamo come domestic workers ma questo non significa che non abbiamo un futuro e molti sogni nel cassetto”.
“Mi chiamo Debora Mwageni, ho 23 anni e provengo dalla regione di Mbeya, nell’ovest della Tanzania. Sono la terza di quattro figlie femmine. Il divorzio dei miei genitori è stato molto duro per me e le mie sorelle. I litigi erano continui e noi figlie ci trovavamo nel mezzo. Non ero felice e la situazione mi causava molto stress e dolore. Per questo motivo, ho deciso di scappare di casa. L’occasione mi si è presentata quasi per caso, quando un’amica di mia mamma cercava una domestic worker che lavorasse per alcuni parenti nella regione di Pwani. Così, nel 2013, all’età di 14 anni, nonostante i miei genitori non fossero assolutamente d’accordo, ho lasciato la scuola e mi sono trasferita a Bagamoyo, senza soldi e solamente un biglietto di carta sul quale era scritto il numero di telefono del mio futuro datore di lavoro. Nonostante le insistenze dei miei genitori per un mio ritorno a casa, non potevo ascoltarli perché volevo vivere in un contesto più pacifico, lontano dai conflitti della mia famiglia.
Il mio lavoro all’interno della famiglia consisteva nel cucinare, pulire e prendermi cura dei bambini piccoli, uno di 3 anni e l’altro di uno.
Un anno dopo il mio arrivo a Bagamoyo, dopo il consiglio dei miei genitori, ho ripreso gli studi frequentando una scuola serale. Il mio datore di lavoro mi ha aiutata offrendosi di pagare le tasse scolastiche. Tuttavia, questo suo gesto ha creato conflitti all’interno della sua stessa famiglia, perché molti membri non volevano che studiassi, ma che mi concentrassi solo sul lavoro.
Per questo motivo, alcuni di loro cominciarono a maltrattarmi, picchiarmi, sgridarmi e a affidarmi sempre più lavori in modo tale che non potessi dedicare tempo allo studio e che fallissi. Non mi sono arresa davanti alle difficoltà, la notte mi svegliavo per studiare perché volevo terminare la scuola e rendere orgogliosa la mia famiglia.
Nel 2015, ho conosciuto per la prima volta CVM grazie al mio datore di lavoro, partecipando ad un training dedicato alle domestic workers. Durante il corso ci hanno spiegato quanto sia importante tutelarsi e proteggersi da violenze, abusi all’interno del luogo di lavoro e sono state fornite nozioni base inerenti al diritto del lavoro e delle domestic workers. Il mio datore di lavoro, tuttavia non voleva che frequentassi troppo CVM. Per questo motivo per circa un anno mi sono allontanata da questa realtà.
Nel 2017, concludo con ottimi risultati la scuola serale con grande sorpresa dei membri della famiglia per la quale lavoravo, che non si aspettavo che una domestic worker potesse riuscire a lavorare e studiare in contemporanea. Comincio in questo periodo a collaborare nuovamente con CVM e conosco per la prima volta IDW, associazione creata da domestic workers nel 2015 con il supporto di CVM. Purtroppo, nello stesso anno, il mio papà si è ammalato. Il mio datore di lavoro non mi ha permesso di tornare a casa per poterlo vedere e prendermi cura di lui. Quando è venuto a mancare, non lo vedevo da tre anni. Questo mi ha profondamente rattristata perché lo amavo molto. Prima della sua dipartita sono riuscita con tanto impegno e forza far riappacificare i miei genitori. Da questo momento ho capito quanto fossi forte e che potevo mettermi a disposizione degli altri.
Terminati gli studi, mi sarebbe piaciuto proseguire iscrivendomi all’università. Purtroppo non sapevo come pagarmi la retta. Così, ho creato un piccolo business, vendendo vestiti, gelati e pane. In aggiunta, il mio datore di lavoro si è offerto di contribuire al pagamento di una parte perché crede molto in me e nell’istruzione, nonostante in famiglia non fosse d’accordo creando ulteriori conflitti. Nel 2019, sono diventata segreteria delle Domestic Workers sotto il sindacato CHODAWU.
Nel 2020, mi sono iscritta alla “Mwalimu Nyerere University” di Dar Es Salaam al corso di “Scienze Sociali” con l’obiettivo di poter supportare e tutelare le donne, soprattutto le lavoratrici domestiche, conoscendo il settore e le sfide quotidiane che devono affrontare.
Nel 2021, ho svolto il mio tirocinio universitario collaborando con CVM e IDW. Durante questo periodo divento Presidente dell’associazione IDW e mi impegno a farla crescere e conoscere. Siamo riuscite a concludere l’iter di registrazione a livello nazionale, aprire un conto corrente bancario e creare le pagine social. Inoltre, sono diventata segreteria del Mwamakiba, unione delle associazioni della società civile in Tanzania.
Quest’anno ho terminato l’Università e ho continuato a collaborare con CVM come volontaria. Molti mi chiedono cosa mi spinga ad andare tutti i giorni in ufficio senza essere pagata. Rispondo sempre che il mio obiettivo primario è imparare e che si può apprendere da qualsiasi persona e situazione.
Non ho mai smesso di essere una lavoratrice domestica nell’arco di questi nove anni. Ogni mattina mi sveglio presto per portare a termine le mie mansioni e poter andare nell’ufficio di CVM.
Ringraziamo le volontarie del Servizio Civile- CVM Tanzania per questa preziosa intervista: Jessica Polini, Laura Graziani.