La tradizione marchigiana delle scarpe in Etiopia
C’è una lunga tradizione, in Etiopia di imprese artigiane che realizzano prodotti in pelle, potendo contare su una delle più grandi popolazioni di bestiame al mondo. Grandi quantità di pellame che vengono esportate in tutto il mondo, creando però poco lavoro e valore aggiunto per il Paese.
Il made in Ethiopia nella produzione di scarpe, borse e capi d’abbigliamento in pelle, fatica a trovare spazio nel mercato nazionale ed internazionale, perché non riesce a raggiungere alti standard con un lavoro del tutto manuale e una manodopera non specializzata, che esegue il lavoro con conoscenze e metodologie tradizionali. Ci sono migliaia di piccole imprese artigianali che operano in questo settore che rappresenta una grande opportunità di occupazione e futuro per i 110 milioni di etiopi.
Perché l’alternativa non sia solamente l’apertura di grandi fabbriche di proprietà dei Paesi esteri, attratti dalla possibilità di avere manodopera a meno di 50 euro al mese, UNIDO e la Cooperazione Italiana si sono adoperati per organizzare gli artigiani in gruppi di acquisto e di vendita, che pur mantenendo la loro autonomia organizzativa, gestiscono la parte commerciale insieme abbattendo i costi di produzione e migliorando l’accesso ai mercati.
E’ in questo contesto che si inserisce il progetto Leather di CVM. L’obiettivo è quello di supportare le aziende calzaturiere migliorando i processi di produzione e gli aspetti tecnici. Tra le attività inoltre, sono previsti corsi di formazione per il personale ed aiuti a livello promozionale per far conoscere nel mercato i prodotti realizzati.
Figura importante nella realizzazione concreta del progetto Leather è il nostro consulente tecnico Wanda, che da 45 anni lavora nel settore calzaturiero e che da Monte Urano è arrivata ad Addis Abeba per condividere le sue competenze nelle aziende coinvolte nel progetto.
“Sono tornata qui da circa un mese. Il mio compito è quello di insegnare agli addetti alle calzature come migliorare i processi di produzione, ad esempio il processo di spessorizzazione che permette di assottigliare i vari tipi di pellame. Imparare nuove tecniche è utile per velocizzare le varie fasi di lavorazione e migliorare il prodotti finale, che sarà quindi più accessibile al mercato.
E’ bello condividere la propria esperienza con gli altri e vedere apprezzato il proprio lavoro, soprattutto quando le persone con cui lavoriamo scoprono che con pochi accorgimenti è possibile migliorare di molto il risultato finale dei prodotti.
Lavorare qui per me è una grande soddisfazione. Ciò che apprezzo di più è sicuramente la gentilezza, l’accoglienza e la semplicità delle persone.”