Bora ni Enjoy, ovvero meglio godersi la vita
Un giorno in Tanzania non è composto da ventiquattro ore, ma da dodici. Lo scorrere del tempo è segnato dal sole, per cui si iniziano a contare le ore a partire dall’alba, ora uno, e ci si ferma al tramonto. Questo è stato il primo vero shock culturale.
Da quando siamo arrivate in Tanzania, infatti, tutto è sembrato familiare; l’accoglienza delle persone è talmente vera che ti fa credere di essere da sempre parte della comunità, ti senti in grado di parlare, vestire, mangiare e perfino ballare come loro. “Changu ni chetu” è un’espressione che esprime collettività: “ciò che è mio è tuo”, perché in Tanzania non esiste il concetto di proprietà privata né quello di individualità.
Circa un mese fa siamo atterrate all’aereoporto di Dar es Salaam, dove siamo state accolte da Mollel, autista di CVM, col quale siamo partite alla volta di Bagamoyo, in un viaggio di circa tre ore tra i più disparati veicoli e nessuna regola stradale che somigliasse a ciò a cui eravamo abituate.
Bagamoyo è una piccola cittadina colorata, che si estende sulla costa dell’oceano indiano. È qui che si trova la sede principale dell’organizzazione ed è qui che abbiamo partecipato alla formazione specifica, tenuta da Msr. Magesa, direttore di CVM Tanzania. Dopo un breve periodo di lavoro con lo staff e un’immersione nel folclore locale, abbiamo lasciato Bagamoyo per raggiungere Morogoro, seconda sede operativa di CVM.
Completamente diversa dalla prima, la città di Morogoro si trova ai piedi dei monti Uluguru, dai quali è circondata. Qui abbiamo frequentato un corso di lingua Swahili della durata di tre settimane, presso il Lutheran Junior Seminary di Morogoro.
Lo studio della lingua è stato un tassello di fondamentale importanza, che ci ha permesso di compiere un passo in più dentro la comunità. La lingua Swahili unisce tutte le etnie presenti in Tanzania, nonostante ogni tribù mantenga e vada fiera della propria identità culturale e linguistica.
In simultanea è iniziata la nostra attività lavorativa presso l’ufficio, dove abbiamo conosciuto Mrs. Ibrahim e i colleghi della diocesi di Morogoro, con cui CVM collabora per la tutela delle lavoratrici domestiche.
Nonostante la mancanza di elettricità e la mancanza di acqua, laddove la prima dipende dalla seconda, in un territorio in cui le piogge si concentrano nei soli due mesi di marzo e aprile, condannando alla siccità il resto dell’anno; tra la terra rossa che tinge ogni cosa del suo colore e le docce d’acqua fredda fatte col secchiello, siamo molto contente di essere qui.
Fronteggiare simili difficoltà quotidiane è semplice quando si vive tra persone il cui motto è “pole pole”, letteralmente “piano piano” o “lentamente”, per indicare uno stato di serenità e calma che permea ogni aspetto della vita qui in Tanzania e rieduca alla pazienza.
È stato naturale abituarsi agli odori, ai sapori e ai suoni di questi luoghi. C’è ancora molto da scoprire, ma le premesse sono meravigliose.