Diario dalla Tanzania, di Roberta Girardi e Giovanni Bagna
27 ottobre 2023
Di Roberta Giraldi Tanzania
Siamo in Tanzania da due settimane circa. Giovanni è il nuovo Country Representative per CVM, io, Roberta, mi occupo del monitoraggio dei progetti.
Sono le 7 del mattino; ora locale: SAA MOJA NA ASUBUHI letteralmente la prima ora del mattino.
La prima scoperta è che qui la vita inizia molto presto, ben prima di SAA MOJA.
Oggi, ci stiamo dirigendo da Bagamoyo a Dar Es Salaam. È la terza volta da quando siamo qui. Sono 75 km che percorreremo in 3 ore circa, a causa del traffico.
I bordi delle strade brulicano, sin dall’alba, di persone già in attività. Dai più piccoli che, con le loro uniformi scolastiche, sono riconoscibili ad una immensa moltitudine di persone che predispongono lungo la strada banchetti con poche, essenziali, mercanzie quelle che ognuno ha a disposizione.
Con il poco, e il quasi nulla, i bordi delle strade sono colmi.
Abbiamo appuntamento presso TANAHUT (Tanzania Network Against Human Trafficking). I progetti specifici di CVM qui in Tanzania si sono indirizzati già da qualche anno alle Domestic Workers, questo ha reso tangibile individuare alcune strade migratorie interne che, dal nostro punto di osservazione, coinvolgono bambine e giovani donne.
La molla è una sola per tutti: la povertà, come ci ha ricordato qualche giorno fa Ibrahim durante il nostro weekly meeting con tutto lo staff. Nessuno vorrebbe affidare i propri figli in mani non sicure e mandarli a lavorare in case di sconosciuti anziché farli studiare.
Ecco che la nuova sfida diventa individuare le vie di partenza e quelle di destinazione di questo traffico umano.
Ci aiutiamo nell’analisi con un database arricchito negli ultimi anni con i dati provenienti direttamente dalle Domestic Workers che hanno frequentato i corsi di formazione professionale e quelli sui diritti, umani e contrattuali, che da tempo proponiamo unitamente a Chodawu (Conservation, Hotel and Domestic Workers Union) ed ai centri VETA (Vocational Education and Training Authority) in otto regioni della Tanzania più Zanzibar.
Ma vorremmo saperne di più per un nuovo progetto condiviso con l’Etiopia che partirà a breve.
Eccoci dunque da TANAHUT. Ci accolgono con molte cerimonie, ci dicono che sono partiti (o forse ripartiti) ad aprile di quest’anno aggregando al momento 105 NGO che, differentemente, si occupano di Human Rights and Trafficking.
Hanno da poco redatto il loro piano strategico triennale le cui linee principali sono rappresentate dalle 4Ps: Prevention of Human Trafficking, Protection of Human Trafficking Victims, Prosecution of perpetrators Trafficking and Partnership with other CSOs working together.
Il Chief Executive Director, Edwin Mugambila, ci dice che i volumi di ‘affari’ a livello mondiale hanno cifre inimmaginabili, cifre talmente stratosferiche che ci rendiamo subito conto di quanto radicata possa essere la situazione anche qui in Tanzania. Al traffico interno si affiancano rotte internazionali verso i paesi dell’est: India, Oman, South Arabia principalmente.
I passaporti per l’espatrio vengono predisposti in meno di ventiquattro ore!
Sappiamo anche che da Pemba, isola dell’arcipelago di Zanzibar, o Mwanza, città nel nord della Tanzania, si raggiungono altre destinazioni con mezzi molto meno sicuri dell’aereo.
Ad ogni modo sono le destinazioni a rivelare terrificanti sorprese a questi poco più che bambini e bambine.
Privati di tutto, cellulare e, oramai, reale identità, diventano ostaggi e prede di chiunque, le loro tracce si disperdono.
Sto parlando di una delle peggiori efferatezze umane.
Si affaccia per CVM una nuova sfida da aggiungere alle tante in corso e a quelle consolidate nella propria storia.
Questa è la fotografia del momento esatto nel quale Giovanni ed io ci affacciamo a Bagamoyo e alla Tanzania.
Alla prossima e grazie per la lettura!