“Prima di tutto, il coinvolgimento della comunità” | Come un impianto d’acqua nasce in accordo con gli Etiopi del luogo.
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Ayele, social facilitator di CVM a Basketo (in mezzo in camicia rosa) fra la comunità di un villaggio dove Comunità Volontari per il Mondo, assieme alla gente del posto, sta pianificando un water point potabile.
Durante la missione di monitoraggio CVM nella Special Woreda di Basketo, nella Woreda di Sawla e quella di Semen’Ari, ciò che più mi ha affascinato è la natura della comunità rurale. Camminando, osservando e ascoltando, è possibile percepire una solida compattezza tra abitanti del villaggio e il forte legame tra di essi e il territorio di appartenenza. Questa percezione si ha soprattutto durante la selezione dei nuovi siti da parte dell’équipe CVM. Durante la perlustrazione delle sorgenti – fase preliminare di qualsiasi progetto idrico- l’intera comunità si raccoglie intorno al bacino idrico per esporre le proprie preoccupazioni circa le condizioni sanitarie dell’acqua che dispongono.
A spiegarmi in che modo la comunità partecipa ai progetti di CVM è Ayele, social facilitator con esperienza ventennale, che dal 2015 è nello staff di Comunità Volontari per il Mondo a Basketo. Ayele coordina i progetti CVM nell’area di Sawla attraverso la gestione del personale e il sostegno della comunità beneficiaria del progetto, relazionandosi con l’ufficio CVM di Basketo, e il Country Office ad Addis Abeba. “La comunità viene coinvolta del tutto all’interno del progetto. – Spiega Ayele – Con i capi villaggio si discute sulla futura collocazione dei water points. Mentre la comunità dà un apporto diretto e gratuito alla costruzione dell’impianto idrico pulendo il sito, preparando la strada, raccogliendo pietre e altro materiale da costruzione e offrendo forza lavoro. È importante -conclude Ayele- che il progetto risponda a tre criteri: consapevolezza da parte della comunità, empowerment e sostenibilità.” Queste ultime tre parole mi risultano familiari. Centinaia di volte le ho lette, analizzate e interpretate nei manuali di cooperazione internazionale e finalmente oggi hanno un volto che mi piace definire “umano”.
Manuel Morini, volontario CVM in Etiopia