Sorgenti d’acqua, sorgenti di vita
A gennaio una parte dello staff etiope del CVM ha raggiunto la zona di Enarje Enawega, nella regione di Amhara, a nord dell’Etiopia, per monitorare le attività realizzate nell’ambito del progetto Wash Up.
Un lavoro che ha visto la presenza di Senait, coordinatrice del progetto, i due ingegneri Alessandro ed Anna e Jonathan, volontario del CVM.
Donne che raccolgono l’acqua dalla pompa riattivata
“Alcuni pozzi e pompe a mano usate per estrarre l’acqua era rotte e non funzionavano più. Così lo staff locale del CVM è intervenuto per fare in modo che fossero riattivate.” Ci racconta Jonathan “Abbiamo anche lavorato sulle sorgenti d’acqua, con sistemi che permettono di , accumularla e dosarla al meglio.”
In queste zone l’unico modo per reperire acqua sono i punti nel terreno dove sgorga naturalmente. Questa però non è pulita, proprio perchè arrivando dal terreno si mischia con la terra, e spesso anche gli animali arrivano qui per abbeverarsi. Usarla per pulire, lavarsi e dissetarsi quindi non solo non è igienico, ma è pericoloso per la salute. Non è un caso che tra le prime cause di morte in Etiopia ci siano le malattie legate a complicazioni gastro-intestinali dovute a batteri. Eppure nel nord di Amhara, le persone non hanno altro modo di avere accesso all’acqua.
LA COSTRUZIONE DEGLI IMPIANTI IDRICI NELLE SORGENTI
Il nostro intervento consiste per prima cosa nel creare una struttura di cemento armato che catturi l’acqua dal principio della sorgente e la incanali in un serbatoio. Tutt’attorno viene costruita una palizzata di legno che serve a tenere alla larga gli animali.
Queste due azioni permettono di mantenere l’acqua pulita, perchè viene incanalata subito, e di non farla sprecare, perchè viene raccolta nel serbatoio. Il fatto che sia accumulata qui permette di averne a disposizione per tutti quando in più persone arrivano alla sorgente per riempire le proprie taniche. Con l’istallazione dei rubinetti poi, l’acqua viene erogata nella giusta quantità (spesso infatti nella sorgente originaria ne esce solo un piccolo rivolo) e fatta uscire solo quella che serve, così da limitare gli sprechi.
“E’ un sistema che fa la differenza: in modo diretto nella quantità e qualità dell’acqua a disposizione, in modo indiretto nella qualità della vita di queste persone”.
In Etiopia infatti, per tradizione sono le donne che si occupano di andare a prendere l’acqua facendosi carico di grosse taniche di plastica che portano in spalla. “Camminano anche per un’ora sotto il sole per arrivare alla sorgente. In questa zona, nel nord di Amhara, le temperature sono molto alte e l’ambiente arido, ci sono pochi spazi verdi e spesso è difficile trovare un po’ d’ombra.” Avere accesso ad una fonte d’acqua sicura permette a queste donne, molto spesso bambine, di avere l’accesso all’acqua vicino a casa, risparmiando due ore di cammino tra andata e ritorno ed avere quindi più tempo per se stesse, per giocare, andare a scuola, per vivere la loro vita. Possono evitare lo sforzo di portare il peso delle taniche da 25 litri sulla schiena per tutti quei kilometri e possono finalmente bere acqua pulita che non dia loro problemi di salute.
Le ragazze caricano in spalla i contenitori pieni d’acqua che riporteranno a casa
LA GESTIONE AUTONOMA DEGLI IMPIANTI A FINE PROGETTO
Nella progettazione dei lavori sulle sorgenti, c’è una parte importante prevista dal progetto Wash Up che mira alla gestione autonoma degli stessi da parte della comunità locale.
“Tutte le attività che facciamo coinvolgono in modo diretto i cittadini. Quando il nostro lavoro qui è terminato è importante che siano in grado di provvedere alla gestione ed alla manutenzione delle strutture. Per questo viene creato un comitato formato appunto dalle persone della comunità e vengono tenuti loro dei corsi di formazione. Il comitato ha anche un conto corrente dove le famiglie che ne fanno parte versano ogni mese una piccola quota che permetterà di sostenere le eventuali riparazioni che richiedono l’intervento di personale esterno.”
Tante le attività del progetto Wash Up, che vedono l’impegno di molte persone per raggiungere un unico obiettivo: garantire l’approvvigionamento idrico a chi, ancora oggi, non ha a disposizione acqua pulita per bere, per lavarsi, per vivere in modo dignitoso.
“Come organismo umanitario tocchiamo con mano ogni giorno la reale condizione delle tantissime persone che non hanno accesso all’acqua pulita.” Racconta Jonathan “Con i nostri interventi vogliamo dare a 100.000 persone nel giro di tre anni la possibilità di usufruire di questo bene primario. In poco più di un anno siamo già riusciti a raggiungerne la metà. Sono fiducioso che con il nostro impegno, un passo alla volta, un intervento alla volta, possiamo fare la differenza e diventare parte del cambiamento.”