Una vita, una storia.
L’orario di lavoro era infinito, e trovare un posto dove riposare, difficile. Ho chiesto un posto dove stare a un uomo, che prima ha accettato, e poi dopo avermi fatto ubriacare, ha abusato di me. Da quello stupro, sono rimasta incinta…Sono lontana dalla mia famiglia, non posso più lavorare, ho 19 anni, e non ho un’istruzione.
Ho vissuto fino a 10 anni in un villaggio dell’Oromia, poi sono venuta ad Addis Abeba da sola per cercare un lavoro. Ho altri 11 fratelli e i miei genitori non erano in grado di crescere tutti noi. Ho deciso di andare a cercare un lavoro, per aiutarli con i miei soldi.
Una volta a Addis non ho trovato lavoro ma una fondazione per bambini dove sono stata per cinque anni, nonostante io volessi lavorare. Non sapevo dove fossi, il nome della fondazione, e anche i miei genitori non sapevano dove fossi perché non avevo modo di parlare con loro.
Alla fine ho abbandonato la fondazione a 15 anni e ho iniziato a cercare lavoro come collaboratrice domestica: ho lavorato in case per uomini non sposati, giornalisti che andavano a
lavoro la mattina e tornavano la notte. Venivo pagata in tempo ma il lavoro era davvero duro, perché ero ancora così giovane e sola in città. Nel frattempo non ho mai smesso di cercare i miei genitori: quando lavoravo, quando ero in giro, io li cercavo sempre. Dopo poco ho trovato mia sorella, ma anche lei non aveva avuto contatti con i miei genitori da quando aveva lasciato il nostro villaggio.
Non persi la speranza e un giorno ho incontrato i vicini di casa dei miei genitori in un mercato, qui ad Addis. Subito gli ho parlato della mia situazione e chiesto di avvisare la mia famiglia, e mio
padre è venuto qui e mi ha riportato al villaggio. All’inizio ero felice ma ho capito subito che non potevo restare a lungo: mia madre non lavora e mio padre non poteva provvedere a tutti noi. Ho deciso quindi che era ora di tornare ad Addis Abeba, dove ho continuato a lavorare come collaboratrice domestica. Ho cominciato a lavorare, stavolta in una casa con una famiglia numerosa. L’orario di lavoro era infinito, e trovare un posto dove riposare, difficile. Ho chiesto un posto dove stare a un uomo, che prima ha accettato, e poi dopo avermi fatto ubriacare, ha abusato di me. Da quello stupro, sono rimasta incinta, ma lui si è rifiutato di aiutarmi con il bambino. Non solo si è approfittato di me in un momento di vulnerabilità, ma mi ha anche cacciato via quando ne avevo più bisogno di aiuto.
Una volta incinta non potevo continuare a lavorare. Nessuno poteva aiutarmi, ma l’uomo che mi aveva trovato lavoro inizialmente, mi ha messo in contatto con una ragazza, e questa ragazza
conosceva Hirut, la presidente dell’associazione di domestic workers, Andinet. Loro mi hanno dato un posto dove stare, ovvero lo shelter qui ad Addis dove mi trovo ora. Sono lontano dalla mia famiglia, non posso più lavorare, ho 19 anni, e non ho un’istruzione.